Un tunnel per sopravvivere. Un tunnel fatto di speranze. Un tunnel di 34 metri scavato con dei cucchiai per scappare dalla barbarie nazista. Siamo a Ponary, una cittadina vicino a Vilnius, capitale della Lituania. Una zona boscosa che dal 1941 al 1943 è stata teatro dello sterminio di quasi centomila ebrei. Poco prima dell’arrivo dell’Armata Rossa, l’esercito del Reich obbligò gli 80 internati di religione ebraica del vicino campo di concentramento di Stutthof a bruciare i corpi ammassati nelle fosse presenti nelle vicinanze. Era la notte del 15 aprile 1944 e gli appartenenti del Leichenkommando cominciarono a calarsi dentro il cunicolo. Le guardie, però, si accorsero del tentativo di fuga e aprirono il fuoco. Solamente in 12 riuscirono a scampare la morte, riuscendo a raggiungere i partigiani. In 11 sopravvissero alla guerra per raccontare una vicenda che ha dell’incredibile.

Il cunicolo è rimasto celato nella foresta per decenni fino allo scoperta avvenuta grazie all’alacre lavoro di un team di ricerca internazionale, coordinato dall’Autorità archeologica israeliana. La squadra composta da ricercatori locali, canadesi e  statunitensi, ha utilizzato uno scanner per “mappare” il terreno e trovare il tunnel che l’israeliano Jon Seligman ha definito alla BBC “la testimonianza della vittoria della speranza sulla disperazione”.

L’archeologo Richard Freund ha raccontato al New York Times: “Ponary è il Ground zero dell’Olocausto, la prova dello sterminio sistematico da parte dei nazisti prima dell’introduzione della camera a gas”.

La scoperta del tunnel non ha portato alla luce solo un segreto di una guerra, ma ha fatto conoscere 12 storie personali, costellate da una voglia di vivere che non voleva arrendersi alla mano omicida della Germania nazista.