Shoah: Saint Louis, la nave di rifugiati ebrei rifiutata da Usa

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Storia

Shoah: Saint Louis, la nave di rifugiati ebrei rifiutata da Usa

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La Saint Louis era la nave di rifugiati ebrei che salpò da Amburgo nel 1939 con un bagaglio di speranze, che poco dopo vennero disattese dalla burocrazia e dal cinismo umano. L’imbarcazione era piena di rifugiati ebrei a cui, dopo le pressioni internazionali, la Germania nazista aveva concesso il visto per lasciare il paese. La notte dei Cristalli del novembre precedente era stato un campanello d’allarme che aveva suonato troppo forte per non essere ascoltato da molti ebrei. Alcuni riuscirono a lasciare lo stato che da culla della cultura europea era diventato un crogiolo di brutalità e razzismo, altri desideravano un sogno americano per conservare la vita più che per aumentarne il tenore.

Per questo salirono sulla Saint Louis, credendo di lasciarsi la malvagità umana alle spalle. E invece, un altro tipo di malvagità di concretizzò davanti ai loro occhi a Cuba,  negli Usa e infine in Canada.

Il 13 maggio 1939 la nave arrivò a Cuba, dove le autorità chiesero 500 dollari a ciascun passeggero in rispetto del decreto legge, il numero 55, che regolamentava la somma di denaro richiesto ai rifugiati. L’allora ministro dell’immigrazione Manuel Benitez fiutò l’affare, decidendo di definire gli ebrei a bordo non rifugiati ma “turisti” (status che per cui non era previsto alcun pagamento) e facendosi pagare una tangente di 150 dollari per lo sbarco. Di tutti passeggeri, solo in 29 riuscirono a pagare. Benitez continuò la sua speculazione fino al nuovo decreto legge che di fatto costrinse la Saint Luois a dirigersi in Florida, negli Stati Uniti che prima tentarono di convincere Cuba ad accettare i rifugiati e poi decisero loro stessi di rifiutarli per due motivi:  non potevano esser considerati turisti ed eccedevano le quote di immigrazione previste. Stesso provvedimento venne adottato dal Canada.

Il capitano della nave, Gustav Schröder, decise di tornare in Europa ma non aveva intenzione di attraccare né in Germania, né in altri paesi che avevano manifestato sentimenti anti-ebraici. Anche grazie all’intermediazione degli Stati Uniti, Schröder capitano riuscì a trattare diverse quote di persone per ciascun paese non contrario agli ebrei. Ironia della sorte, però, alcuni stati che in quel luglio del 1939 erano considerati porti sicuri, vennero ben presto conquistati dalla spietatezza del Terzo Reich. Dei 907 passeggeri (oltre alle 29 sbarcate a Cuba): 288 furono accolti dall’Inghilterra, 224 dalla Francia, 214 dal Belgio e 181 dai Paesi Bassi.

Secondo il museo United States Holocaust Memorial, sopravvissero alla guerra in 365, mentre gli altri persero la vita dopo la deportazione ad Auschwitz e a Sobibor.

Il capitano Gustav Schröder, dopo la guerra, fu insignito dell’Ordine al Merito della Germania e nel 1993 come Giusto fra le nazioni.

L’odissea dei passeggeri della Saint Louis è un’ulteriore testimonianza che tutto il mondo sapeva cosa la Germania nazista stesse perpetrando nei confronti del popolo ebraico, anche quei paesi saliti sul pulpito della moralità di comportamento e correttezza.

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