L’errore storico dell’Associated Press

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Yoram DebachEditor
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Debunking

L’errore storico dell’Associated Press

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Siamo abituati a smascherare, sfatare, demistificare e a volte a ridicolizzare le notizie che giungono dalla stampa estera che sono espressione di paesi canaglia che vogliono la guerra, il nucleare, che vogliono conquistare il mondo perché secondo loro, così vuole la loro fede.
Con il tempo ci si fa quasi l’abitudine, non ci fai più quasi caso alle sparate che leggi: Gesù era palestinese, l’America è stata scoperta dai musulmani ( Erdogan oggi ), Israele è un paese di apartheid, Gaza è una prigione a cielo aperto e così via.

Poi ci sono le agenzie stampa che hanno un grande credito, a cui non faresti mai le pulci per verificarne i contenuti, perché sono notoriamente riconosciuti come attendibili da tutti.
Tra questi figura l’AP, l’Associated Press, che è sempre stata una fonte di tutto rispetto ma che da oggi, verrà messa nella sezione “fonti da verificare” perché il suo abbaglio che è ancora on line, è clamoroso.
In un articolo di MAAMOUN YOUSSEF per l’ASSOCIATED PRESS, si descrive l’ulteriore passo avanti dell’Isis verso il nuovo Califfato con la nascita del dinaro islamico. Verso la fine dell’articolo si legge “un’altra moneta ha il simbolo della moschea di Al Aqsa di Gerusalemme, luogo nel quale pregava il Profeta ( Maometto n.d.r.)”.
Ora non siamo qui a puntualizzare che la moschea di Al Aqsa non è menzionata nemmeno una volta nel Corano, ma almeno se abbiamo l’onere e l’onore di scrivere per una testata giornalistica di fama mondiale, ricordiamoci che la moschea è stata costruita nel 705 e che il profeta della religione musulmana non poteva mai aver pregato al suo interno perché morì nel 632.

Magari non è questo il caso, ma le notizie non vere possono essere pericolose, a volte possono scatenare odio e voglia di uccidere soprattutto in quest’area del Vicino Oriente che da decenni è martoriata dalla guerra e dalla disinformazione.

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