Julius Hirsch, il calciatore tradito e ucciso dalla “sua” Germania

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Julius Hirsch, il calciatore tradito e ucciso dalla “sua” Germania

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Calciatore tedesco molto abile, vinse uno scudetto con il Karlsruher, combatté la Prima Guerra Mondiale, in cui perse anche un fratello e dopo la fine del conflitto tornò nel club per intraprendere la carriera di allenatore delle giovanili.

Un normale e legittimo attaccamento al suo paese, la Germania che di lì a poco gli girerà prima le spalle e poi lo colpirà a morte, dandogli un dolore inimmaginabile.

La vita di JuliusJullerHirsch iniziò il 7 aprile 1892 ad Achern, città situata nel distretto di Friburgo in Brisgovia.

Un piccolo talento del calcio che trionfò in tre Campionati regionali del sud della Germania (la Südkreis-Liga) tra il 1910 e il 1912 e nel 1910 conquistò addirittura il titolo nazionale, primo ed unico nella storia del Club. Fu il primo calciatore ebreo a vestire la maglia della nazionale con cui parteciperà alle Olimpiadi di Svezia del 1912

Julius fu un uomo di valori e principi, credeva ciecamente nel suo paese e questo gli costò la vita. Mai avrebbe pensato che la “sua” Germania potesse tradirlo.

A lui, che aveva combattuto nella Grande Guerra.

Non si capacitò quando nel 1933 venne sollevato dall’incarico di allenatore delle giovanili del Karlsruher

“Come avete fatto a dimenticare? In fondo sono passati solo quindici anni da quando combattevamo per quella che credevamo fosse la nostra Nazione, morendo nelle trincee per cercare di vincere una guerra che nessuno di noi voleva ma che siamo comunque andati a combattere. Come avete fatto ad accettare questa assurdità? Io non potrò più neppure continuare a lavorare nel calcio per la squadra che ho servito fedelmente per tutti questi anni. Voglio essere il più chiaro possibile: voi tutti state facendo un danno irreparabile a questo Paese e nei confronti di chi lo ha servito e lo ha amato”.

Sposò una tedesca, da cui ebbe due figli, Esther e Heinold, che nel 1938 vennero espulsi da scuola. Lasciò la famiglia per portele salvare la vita, quando dopo diverse ritrosie capì che l’essere ebreo era un “peccato” che il suo paese non poteva perdonargli.

Il primo marzo 1943 venne attirato in una trappola dalla Gestapo con una lettera che lo invitava a presentarsi nella sede di Karlsruhe per un non precisato “incarico professionale”.

Per lui non ci fu alcun lavoro. Solo un convoglio con destinazione Baden prima e Auschwitz e poi.

Di lui si ebbero notizie fino al 3 marzo 1943, giorno della spedizione di una lettera alla famiglia.

Da quel momento non si seppe più nulla.

La presunta morte è datata 8 maggio 1943.

Si racconta che poté scappare al lager in due occasioni, ma si fidò troppo del suo paese.

Julius “Juller” Hirsch amò la Germania, che quando diventò nazista lo uccise in uno campo di sterminio.

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