Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano
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Dossier

Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

La leadership ebraica, ancora una volta, accettò provvisoriamente questa decisione, con una riserva sulla sicurezza, specialmente per gli Ebrei che vivevano a Gerusalemme. La leadership araba invece la rifiutò immediatamente, rendendo questa proposta inattuabile, e gli Arabi ” irregolari ” cominciarono ad attaccare gli Ebrei ovunque. Gli ultimi mesi dell’ amministrazione britannica segnarono la prima fase della guerra civile, nella quale gli Arabi ottennero numerosi successi iniziali, ma gli Ebrei contrattaccarono – almeno nella regioni del nord e del centro – mettendo in sicurezza le zone che gli furono promesse e qualcosa in più, incluso un corridoio che collegava la costa centrale con i quartieri Ebraici di Gerusalemme. Il 14 Maggio proclamarono in quelle aree lo Stato di Israele.

Il secondo stadio della guerra civile cominciò il giorno successivo con l’invasione degli eserciti degli Stati Arabi confinanti e di contingenti militari provenienti da altri paesi arabi.. Ancora una volta, gli arabi registrarono grandi successi iniziali. Ma ben presto gli Ebrei riuscirono a mobilitare delle forze militari importanti, in larga parte armato con armi importate e conquistarono dei territori aldilà di quelli che gli furono concessi inizialmente. Inoltre, gli Arabi non avevano tutti lo stesso obbiettivo. Re Abdullah voleva annettere al suo Regno più terra possibile mentre il resto degli Arabi mirava a trasformare il Mandato di Palestina in un unico Stato Arabo. Così, anche se le forze Giordane ed Egiziane arrivarono alle porte del Kibbutz Ramat Rachel, a Sud di Gerusalemme, la loro incapacità di cooperare contribuì a mantenere il Kibbutz in mani ebraiche. Nel 1949 quando ormai la guerra volgeva al termine, Ben Gurion fu informato che le Forze di Difesa Israeliana erano abbastanza forti da respingere la Legione Araba Giordana oltre al fiume Giordano, ma egli preferì espellere l’armata Egiziana da quasi tutto il Sud.

La guerra terminò con quattro Armistizi Firmati tra Israele ed i suoi vicini Arabi. Nel caso della Giordania, furono tracciate sulla mappa una linea viola ed una verde. I rappresentanti Israeliani ( Ygal Yadin e Walter Eytan) firmarono sulla mappa che la linea viola segnava la linea del loro fronte militare; Il capo colonnello Coaker della Legione Araba firmò per confermare che la linea verde rappresentava la linea del fronte Giordano. Una parte della mappa può essere studiata qui, e tutta la mappa si trova in questo video. In certi punti, in cui lo spazio fra le due linee è particolarmente larga, come nel Sud Est di Gerusalemme, su Google Map si possono notare due linee punteggiate distinte.

L’abitudine di riferirsi a queste due linee in modo congiunto come “la Linea Verde” potrà anche essere pratico ma è gravemente fuorviante. Oggi ormai nessun politico o giornalista è al corrente dell’ esistenza di queste due linee e che la loro funzione era quella di indicare le posizioni delle forze armate, e non quella di disegnare una linea di frontiera. E fu proprio su insistenza degli Stati Arabi che che tutti gli accordi d’armistizio inclusero la seguente dichiarazione. Sia nel caso dell’Armistizio con la Giordania che con il Libano, le parole erano queste:
“È ugualmente riconosciuto che nessuna disposizione del presente Accordo potrà, in nessun caso, recare pregiudizio ai diritti, rivendicazioni e posizioni di entrambe le Parti nell’accordo di pace definitivo sulla questione della Palestina, essendo le disposizioni nel presente accordo state dettate esclusivamente da considerazioni militari ”
L’Accordo d’Armistizio firmato con la Siria è ancora più esplicito sostituendo le parole ” da considerazioni militari ” a ” considerazioni militari e non politiche “. La formula egiziana utilizza altre parole per sottolineare questo punto dell’accordo e renderlo ancora meno a rischio di ambiguità.

In tutti i casi lo scopo era quello di rifiutare di riconoscere la legittimità dello Stato di Israele e di continuare a sostenere le pretese degli Arabi su tutta la Palestina Mandataria.
Quando l’ IDF attraversò le linea viola e verde nel giugno del 1967, fu un attraversamento non di confini ma solo di una linea di “cessate il fuoco” che era stata resa inutile da una grossa violazione dell’ Accordo di Armistizio Israelo -Giordano da parte del Regno di Giordania.
Il 24 Aprile 1950, il Regno di Giordania annetté l’area che occupava. Questo completò un processo iniziato a Gerico il 1 Dicembre 1948 quando migliaia di Palestinesi influenti supplicarono Re Abdullah di farlo. Nessun altro Stato Arabo riconobbe questa annessione; la Lega Araba più avanti la accettò sottolineando però che l’area sarebbe rimasta sotto la custodia Giordana fino a quando le circostanze non avrebbero permesso ai Palestinesi di acquisirla. La Lega Araba costruì un All-Palestine Government , un “Governo di tutta la Palestina”, il 22 settembre del 1948, che fu riconosciuto da tutti i membri tranne la Giordania; questo divenne presto uno strumento dell’Egitto per inviare terroristi in Israele.

La Costituzione Giordana fu cambiata in modo di avere una rappresentanza equa, in Parlamento, della “East Bank” e della “West Bank” come erano state rinominate. In tutto il mondo solo la Gran Bretagna ( ed alcuni sostengono il Pakistan) riconoscevano questo altro “regno unito “. L’ultima elezione fu nell’ Aprile 1967, appena prima della Guerra dei Sei Giorni; i membri della West Bank che furono eletti tennero il loro posto finché la Giordania, alla fine, cedette il ruolo di rappresentante dei palestinesi all’ Organizzazione Liberazione Palestina nel 1988. Molto curiosamente, i nomi millenari di ” Giudea ” e ” Samaria ” ( anche in arabo. …) furono sostituiti dal nome “West Bank”, che fu approvato da un consenso internazionale che aveva sempre negato la validità di ciò che il termine voleva indicare.

A partire dal 1949 l’Egitto promosse varie incursioni di terroristi palestinesi in Israele. Queste incursioni continuarono dalla Giordania in seguito alla Guerra dei Sei Giorni provocando la reazione Israeliane. Ci furono anche scontri tra Palestinesi armati e la polizia Giordana, finché Re Hussein ordinò ai suoi militari di reprimere i gruppi di palestinesi armati e di espellere la leadership dell’OLP nel 1970 -71. Allo stesso modo, Israele reprimeva la violenza palestinese a Gaza.
La situazione si calmò al punto che durante la Guerra dello Yom Kippur nel 1973, i Palestinesi residenti in territorio israeliano rimasero totalmente passivi.

Ancora una volta, la Palestina Mandataria divenne un solo Paese, in cui tutti potevano andare ovunque. Non meno di 100.000 palestinesi facevano la tratta quotidiana per andare a lavorare in Israele ed un numero simile percorreva distanze equivalenti per lavorare in nero. Un altro risultato che merita di essere sottolineato è che buona parte, probabilmente la maggioranza – degli uomini palestinesi – imparò a parlare l’ebraico, permettendo a tutti di comunicare fra loro.

D’altro canto però, quando, nel 1976, Israele permise le elezioni municipali nelle città Palestinesi, numerosi esponenti pro Giordania furono rimpiazzati con evidenti simpatizzanti dell’OLP. Durante il 1970 ed il 1980 l’intero Paese passò un periodo perlopiù tranquillo; gli incidenti violenti erano pochi rispetto a tutte le altre parti del Medio Oriente e i Palestinesi erano in pieno boom economico. Menahem Milson, un distinto professore Israeliano di Studi Arabi, recentemente ha pubblicato le memorie delle sue discussioni con gli intellettuali palestinesi di quegli anni. Le memorie documentano, la facilità con cui si incontravano, l’amicizia genuina che coltivavano, ma anche l’ intransigenza e la totale incapacità dei Palestinesi, di immaginare un’alternativa alla sostituzione di Israele con uno Stato unico Palestinese.

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