Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano
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Dossier

Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

L’errore di questo consenso è che tratta una guerra civile come fosse un conflitto fra stati e propone una soluzione sgangherata che non è adatta a entrambi i tipi di guerra. Non è una novità che i tentativi, ormai decennali, di implementare questa errata convinzione finiscano sempre in un fallimento. Basta dare un’occhiata alla storia per comprendere che questa sia davvero una convinzione errata. Sarà sufficiente considerare i fatti più rilevanti: l’obbiettivo è solo quello di dimostrare che la storia del conflitto israelo-palestinese è più coerente con la storia di una guerra civile fra abitanti di uno stesso territorio.

Il Mandato Inglese sulla Palestina fu concordato dalla Società delle Nazioni (SDN) nel 1922, appena dopo la sua creazione (gennaio 1920) e la Conferenza di San Remo (aprile 1920). Uno degli obiettivi era la realizzazione della Dichiarazione Balfour (2 novembre 1917):
“Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”
Alla Potenza Mandataria fu concessa la facoltà di escludere la Transgiordania dalle disposizioni relative alla “Jewish National Home”. Già nel 1923, la Gran Bretagna assegnò questo territorio a un proprio alleato, l’Emiro Abdullah, che divenne re della Transgiordania sin dal 1946 (anno in cui cessò il potere mandatario).

All’inizio del Mandato, la popolazione a ovest del Giordano non arrivava al milione. Meno del 15% erano Ebrei, ma il loro numero crebbe velocemente non appena il progetto di creare una Patria Nazionale Ebraica ebbe preso piede. L’idea iniziale era che l’area sarebbe divenuta indipendente sotto la tutela dell’Inghilterra, come era avvenuto con la Transgiordania. La leadership araba si oppose però non solo al progetto ma al Mandato stesso, chiedendo l’indipendenza immediata e rifiutandosi di partecipare a qualsivoglia governo provvisorio.
Le rivolte fomentate dalla leadership Araba iniziarono in modo sporadico a partire dal 1920. Particolarmente orrendo fu il massacro degli Ebrei di Hebron perpetrato dagli Arabi nel 1929. La Grande Rivolta Araba (1936-1939) iniziò con attacchi degli Arabi nei confronti degli Ebrei, ma divenne anche l’occasione propizia, per il clan degli Husseini, di uccidere o esiliare buona parte del clan rivale, quello dei Nashashibi.

Questo segnò anche lo schema dei successivi scoppi di violenza che arrivano fino ai giorni nostri con il confronto tra Fatah e Hamas: si inizia con una guerra civile degli Arabi contro gli Ebrei, e si finisce con una guerra civile interna alla popolazione araba. Allo stesso tempo, tutte le fazioni avevano l’ambizione di poter governare, un giorno, l’intero paese. Ci furono anche molti casi di ottime relazioni personali fra Arabi ed Ebrei. Durante il massacro di Hebron, ad esempio, molti Ebrei furono nascosti dagli amici Arabi, sebbene ad altri Ebrei capitò di bere il the con i loro amici Arabi e, il giorno successivo, essere uccisi proprio da questi ultimi. Fatti che, purtroppo, sono comuni nel corso delle guerre civili, è sono accaduti di recente anche nell’ex-Jugoslavia.

Gli Inglesi tentarono due approcci per mettere fine alla Grande Rivolta Araba. Il primo fu quello di nominare la Commissione Peel (1937), che raccomandò la divisione del territorio in uno stato Ebraico, comprendente la Galilea e la striscia costiera di Tel Aviv, e uno stato Arabo legato alla Transgiordania. Fra i due stati ci sarebbero dovute essere delle relazioni molto strette: visto che la maggior parte dei contribuenti era costituita da Ebrei, lo stato Ebraico avrebbe dovuto pagare una sovvenzione a quello Arabo. La leadership Ebraica, sotto Ben-Gurion, accettò il principio della partizione pur sperando di poter ottenere qualcosa in più, ma quella Araba lo rifiutò in toto.

Il secondo fu, inizialmente, quello di reprimere la rivolta con l’aiuto Ebraico, ma alla fine gli Inglesi pubblicarono il Libro Bianco (Maggio 1939) che cancellò del tutto il concetto di Patria Nazionale Ebraica (mentre formalmente era stato proposto come modalità per ottenerla). Nei cinque anni successivi, sarebbero stati accettati solo 75.000 nuovi immigrati Ebrei, e successivamente ogni altro flusso migratorio Ebraico sarebbe stato soggetto all’approvazione Araba (cioè, reso impossibile dal veto dei questi ultimi). La Palestina sarebbe divenuta indipendente dopo dieci anni. Il Libro Bianco fu accettato dalla leadership Araba sotto la guida di Amin al-Husseini. Gli Ebrei, com’era ovvio, lo rifiutarono. Quando, pochi mesi dopo, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, Ben-Gurion rilasciò una dichiarazione molto famosa: “Combatteremo il Libro Bianco come se non ci fosse una guerra, e combatteremo la guerra come se non ci fosse un Libro Bianco.”

Una minoranza di Ebrei intraprese una strada differente, pianificando un’insurrezione armata contro gli Inglesi. Questa iniziò nei mesi finali della Seconda Guerra Mondiale e continuò fino al momento in cui, all’inizio del 1947, il governo Inglese ebbe annunciato la sua intenzione di lasciare la Palestina nel 1948. Un nuovo piano di partizione fu approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU il 29 Novembre 1947 e, di conseguenza, gli Inglesi dichiararono che il 14 Maggio seguente sarebbe stato l’ultimo della loro amministrazione.

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