Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano
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Dossier

Insediamenti israeliani, la Linea viola e il Gatto Chesire

• Tutte le colonie create da Israele prima degli accordi di Oslo sono legali, comprese le nuove abitazioni costruite nei confini estesi di Gerusalemme. Finché il “periodo di interim” istituito dagli accordi è ancora in vigore, Israele è autorizzato a costruire all’interno dei confini pre-Oslo delle colonie, ma non ha il diritto di modificare lo status di queste ultime pre-Oslo. Per quanto riguarda i negoziati, i Palestinesi non sono privati del diritto di chiedere agli Israeliani il ritiro totale dalle linee cessate il fuoco del 1949, ma Israele ha altrettanto il diritto di mantenere non solo le colonie, ma anche qualsiasi altra parte della Palestina Mandataria del 1947.

• La Quarta Convenzione di Ginevra è dotata del Titolo I che si applica alle Guerre Civili come tra le guerre fra Potenze. Il cuore della Convenzione riguarda le guerre tra Stati. Il conflitto israelo- palestinese iniziò come guerra civile sotto mandato Britannico di Palestina e continuò come tale fino alla fine degli anni ‘80. Fino a questo periodo quindi, al conflitto si applicava il Titolo I della Convenzione di Ginevra, che riguardava anche le colonie Israeliane costruite oltre la Linea Vere, ma il Titolo III – che presumibilmente vieta l’esistenza di queste colonie – ancora non si applica. Il Titolo III diviene rilevante, al massimo, per gli eventi successivi agli Accordi di Oslo degli anni ’90.

Se c’è qualcosa che rende perplessi gli amici di Israele è la questione delle Colonie oltre la “Linea Verde” (termine fuorviante, come vedremo). Assistiamo spesso a politici stranieri che arrivano a Gerusalemme con discorsi che manifestano rispetto sincero per lo Stato di Israele ed il suo progresso ma procedono poi con altrettante grida di condanna sulla politica delle colonie. Perché? Perché si suppone siano “illegali secondo la Legge Internazionale.”

Questi amici, come vediamo, stanno facendo un errore enorme di base. A causa infatti dell’infinita discussione sulla “soluzione dei due stati” , il conflitto fra Israeliani e Palestinesi viene visto come se ci fosse sempre stata una guerra tra due Stati. In realtà, iniziò come una guerra civile sotto il Mandato Britannico della Palestina e continuò come tale almeno fino alla fine degli anni 80. In quegli anni esistevano già quasi tutte le colonie presenti oggi. Di conseguenza, le previsioni della legge internazionale che dovrebbero applicarsi a queste ultime sono quelle relative alle guerre civili, non quelle che riguardano le guerre tra Stati.

Per cominciare, lasciamo da parte, per il momento, alcune domande le cui risposte sono relativamente semplici.

Primo, l’ attuale occupazione dei territori Israeliani, acquisiti durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, non è illegale poiché è il risultato dell’aggressione subite da parte degli Stati Arabi confinanti. Le ostilità con l’Egitto nacquero quando l’Egitto bloccò il porto Israeliano di Eilat, un atto di aggressione cui seguì la richiesta alle Nazioni Unite di rimuovere la forza UNEF (United Nations Emergency Force) dal confine fra i due stati (ovviamente in preparazione di ulteriori aggressioni ). Le ostilità con la Giordania cominciarono quando la Giordania bombardò la parte Israeliana di Gerusalemme. Per ciò che concerne la Siria, è stata per anni coinvolta nella costanti aggressioni dei i territori Israeliani per mezzo di incursioni e bombardamenti dei villaggi Israeliani dalle alture del Golan.

Inoltre, da un recente rapporto (2012) del Comitato Internazionale della Croce Rossa si evince come la Legge Internazionale sui Diritti Umani “non ha posto limiti temporali all’occupazione” (vedi p.72); al contrario, ha stabilito che più si protrae l’occupazione, più “potere d’occupazione” è necessario per migliorare le infrastrutture, etc. a beneficio della popolazione. Secondo, la vendita dei prodotti Israeliani ricavati dalle zone in cui vi sono colonie Israeliane non è illegale nella maggior parte dei mercati nel mondo. Nell’Unione Europea (UE) per esempio è legale a due condizioni. Una condizione è imperativa ed è che quei prodotti non godano dell’esenzione di tasse stabilita negli accordi di libero scambio tra Israele ed Unione Europea, poiché questi accordi si riferiscono esplicitamente all’area pre-1967 di Israele. L’altra condizione è facoltativa. La commissione UE ha stabilito, nel Novembre 2015, delle linee guida per etichettare i prodotti provenienti da quella zona.

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