Massimo Bontempelli, l’unico a rifiutare la cattedra di un ebreo

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Massimo Bontempelli, l’unico a rifiutare la cattedra di un ebreo

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1 su 896. Una storia che vede protagonista un professore universitario che prima aderì al Fascismo e poi lo rifiutò dopo la Guerra d’Abissinia. In questo arco temporale, Massimo Bontempelli è stato l’unico docente a rifiutare la cattedra appartenente a un collega ebreo, a cui era tolto il posto di lavoro dopo i “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” firmati dal re Vittorio Emanuele III.

Era il 5 settembre 1938, giorno in cui iniziò il calvario per docenti, assistenti e studenti ebrei. In quell’occasione (quasi) tutti si celarono in un silenzio che ottanta anni dopo ancora fa rumore. Massimo Bontempelli no, non poteva accettare una situazione che di lì a poco sarebbe divenuta catastrofica.

Come spesso accade, però, il suo coraggio non venne ripagato. Fu stretto nella morsa prima dai fascisti che lo etichettarono come “idiota e carogna” e poi dai antifascisti, anche quelli dell’ultima ora, che lo marchiarono come “voltagabbana”.

Nato a Como nel 1878, Bontempelli si laureò in Filosofia con una tesi sul libero arbitrio e in Lettere con una sull’endecasillabo. Poeta, corrispondente di guerra, docente e collaboratore del Fascio politico futurista di Filippo Tommaso Marinetti. Un passato destrorso che non gli venne perdonato.

Come scriverà Carlo Bo:

“Bontempelli è stato vittima d’un trattamento disonesto e di un abuso. Eppure nei famosi vent’anni del periodo fra le due guerre è stato uno degli spiriti più vivi e attenti ai moti della società italiana”.

Una tessera del Partito fascista fatta insieme col suo amico Luigi Pirandello lo accompagnerà, suo malgrado, per tutta la vita, nonostante nel 1936 disse no a Benito Mussolini. Basti pensare all’attacco subito da Mario Picchi, che sull’Espresso aveva scritto che Bontempelli  era dotato d’una “miserabile coscienza morale” e  “Artista piccolino, fascista grandicello”.

Attacco che Massimo Bontempelli non meritava. Una storia portata alla ribalta da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Una storia che vive protagonista l’unico docente che rifiutò una cattedra che apparteneva a un suo collega ebreo.

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