Leggi razziali, l’Università italiana si scusa con i docenti cacciati

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Leggi razziali, l’Università italiana si scusa con i docenti cacciati

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Si scrive legge razziali, ma si legge odio per il diverso, intolleranza e privazione dei diritti. Era il settembre di 80 anni fa, quando iniziò il calvario per gli ebrei italiani, su cui Benito Mussolini mise l’etichetta di “stranieri”.

Oggi, a distanza di decenni, l’Università italiana ha deciso di porre le proprie scuse ai docenti e agli studenti ebrei che furono cacciati dopo l’emanazione “Regio decreto numero 1381 – Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”

La “Cerimonia delle scuse e del ricordo” avrà luogo il 20 settembre prossimo nel cortile della Sapienza di Pisa, e farà seguito alla riunione della Crui (la Conferenza dei rettori) che per l’eccezionalità dell’evento non si terrà a Roma ma  a Pisa.

Nelle università italiane, le leggi razziali cambiarono in peggio la vita professionale e privata del 7% dei docenti, esclusi assistenti e incaricati. Non si ha contezza del reale numero degli espulsi perché non esiste un archivio dove consultare gli elenchi. A rendere ancora più difficoltosa la conta è che in pochi tornano ai loro vecchi incarichi una volta caduto il Fascismo.

Michele Emdin, docente alla Scuola Superiore Sant’Anna e dirigente di cardiologia al Cnr di Pisa, ha ricordato la difficoltà incontrata dagli accademici ebrei durante le leggi razziali:

“Si immagini le ferite che si aprirono nell’esistenza di quanti furono marginalizzati e delle loro famiglie che passarono dalla pienezza dell’esistenza alla privazione di ogni diritto. Mio nonno Naftoli fu costretto ad abbandonare la cattedra e a stare nascosto fino alla caduta del fascismo. A mio padre toccò lasciare il Ginnasio. Alcuni emigrarono, altri morirono nei campi di concentramento”.

Non ebbero miglior destino gli studenti. Basti citare che al tempo Elio Toaff, futuro Rabbino Capo di Roma e fra i pochi presenti nel testamento di Giovanni Paolo II, non trovò un docente disposto a seguirlo per la tesi. Solo dopo molte peripezie, Elio Toaff venne seguito da Lorenzo Mossa, docente di diritto commerciale.

Toaff che già allora mostrò una personalità e un ebraismo invidiabile: nella giornata della discussione della tesi, si rifiutò di presentarsi in camicia nera e si presentò indossando pantaloni a righe e camicia bianca.

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