Due uomini sono stati arrestati alla Penn Station di New York City perché ritenuti minacciosi “per la comunità ebraica”.

Minaccia che nello specifico, secondo il dipartimento di polizia di New York e delle forze dell’ordine federali, avrebbe dovuto essere un attacco contro una sinagoga.

Il commissario di polizia Keechant Sewell ha così commentato gli arresti:

“Sabato presto, l’esauriente raccolta di informazioni da parte del NYPD ha portato all’arresto da parte di agenti di polizia dell’MTA dagli occhi acuti di due individui che entravano nella Penn Station, a Manhattan, e al sequestro di un grosso coltello da caccia, un’arma da fuoco Glock 17 illegale e molti altri articoli”.

A finire in manette il 22enne Matthew Mahrer e il 21enne Christopher Brown, che secondo New York Post era in possesso di un bracciale con una svastica.

La comunità ebraica locale ha ringraziato le forze dell’ordine su Twitter:

“Oggi siamo estremamente grati agli investigatori del NYPD e ai nostri partner delle forze dell’ordine che hanno scoperto e fermato una minaccia alla nostra comunità ebraica”.

L’arresto dei due giovani conferma il dilagare dell’antisemitismo negli Stati Uniti e soprattutto a New York, dove dall’inizio del 2022 i gli attacchi contro gli ebrei hanno fatto registrare un +300%.

Un dato allarmante per la città, che però mette in evidenza un problema che riguarda tutto il paese. 

Gli Stati Uniti d’America, infatti, sono da anni teatro di attentati contro gli ebrei, come quello del 2018 avvenuto in una sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, che costò la vita a 11 persone.

La situazione negli Usa, continuiamo a ripeterlo, è estremamente preoccupante.

Usa che sono riconosciuti come “amici” di Israele e degli ebrei. E allora la domanda diventa obbligatoria: se tutto questo succede in un paese “amico” cosa dobbiamo aspettarci dagli altri?