La tecnologia israeliana per dare respiro ai neonati prematuri

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Giulia Nocentini
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Hi-tech

La tecnologia israeliana per dare respiro ai neonati prematuri

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Giulia Nocentini

Quando un’équipe medica incontra un neonato prematuro sa che una delle difficoltà più preoccupanti e pressanti a breve termine sarà aiutare il piccolo paziente a respirare adeguatamente.

I polmoni sono infatti tra gli ultimi organi a formarsi nel feto e la possibilità che non svolgano normalmente il loro lavoro in un bambino nato prima dei 7 mesi di gravidanza sono altissime; di conseguenza, moltissimi di questi bambini hanno bisogno di essere ricoverati in reparti di terapia intensiva, dove la funzione dei loro polmoni “immaturi” viene temporaneamente svolta da una macchina, il ventilatore.

Purtroppo, nonostante macchinari del genere siano fondamentali per cercare di garantire la sopravvivenza a questi neonati, possono anche essere causa di effetti collaterali; uno dei più temibili è lo pneumotorace: immaginando i nostri polmoni come un insieme di piccoli palloncini pieni d’aria, lo pneumotorace consiste nello scoppio di parte di essi (o di tutti, nei casi più gravi) con la conseguente perdita di “palloncini” in grado di garantire l’entrata e l’uscita di ossigeno dal nostro corpo; sfortunatamente, per quanto ben programmate e monitorate, le macchine per la ventilazione non sono sofisticate come il nostro naturale sistema respiratorio e possono causare un eccesso nella quantità o velocità dell’aria che passa dal ventilatore alle vie respiratorie del bambino, inducendo appunto lo scoppio dei “palloncini”.

pneumonitor

Solo immaginando questo scenario è possibile capire l’importanza di uno strumento come Pneumonitor, progettato e brevettato dalla startup israeliana Pneumedicare e attualmente “in prova” in numerose sperimentazioni cliniche.

Questo nuovo monitor permette infatti di registrare qualsiasi cambiamento nella respirazione del paziente e di allertare immediatamente il medico in caso qualcosa non andasse, permettendogli di intervenire prima che si possa verificare un effetto collaterale; in più, cosa non meno importante, Pneumonitor non è invasivo in quanto necessita del solo posizionamento di elettrodi adesivi sul torace del bambino.

I primi risultati rilevati con i trials clinici sono incoraggianti, tanto che sembra molto vicino l’inizio di una collaborazione tra la compagnia israeliana e due importanti centri pediatrici statunitensi; il Dott. Greenberg, del Cincinnati Children’s Hospital ha già espresso la sua opinione a riguardo: “Pneumonitor offre qualcosa di diverso rispetto agli esistenti monitor per la ventilazione.[…] Informa il medico riguardo eventuali deterioramenti nella respirazione del paziente, prima che questi siano clinicamente evidenti. E’ entusiasmante.”

Sembra quindi un ottimo inizio per il progetto sviluppato dalla Pneumedicare e ci auguriamo possa essere soprattutto una nuova tappa verso il continuo perfezionamento degli strumenti senza i quali i medici non potrebbero offrire la migliore assistenza ai pazienti…soprattutto quando si tratta di piccoli esseri uman nati con qualche difficoltà in più.

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