Mireille Knoll, l’assassino condannato all’ergastolo con l’aggravante dell’antisemitismo

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Mireille Knoll, l’assassino condannato all’ergastolo con l’aggravante dell’antisemitismo

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“Siamo sollevati, aspettavamo questa decisione”. È il commento di Daniel Knoll, uno dei figli di Mireille Knoll, l’anziana dona ebrea, sopravvissuta alla Shoah, uccisa a Parigi il 23 marzo 2018, alla sentenza che ha deciso l’ergastolo per Yacine Mihoub e 15 anni per Alex Carrimbacus.

Yacine Mihoub che viveva nel palazzo della signora Knoll, è stato condannato dalla Corte d’Assise di Parigi all’ergastolo per crimine “a carattere antisemita”.

L’altro imputato, Alex Carrimbacus, è stato prosciolto dall’accusa di omicidio, ma condannato per furto aggravato nella casa della vittima.

La Corte d’Assise, inoltre, ha condannato anche la madre di Mihoub alla pena detentiva di tre anni, uno dei quali sotto braccialetto elettronico, per aver aiutato il figlio a pulire l’arma del delitto.

La sentenza sul barbaro omicidio di Mireille Knoll era molto attesa in Francia e nel mondo ebraico, soprattutto dopo la decisione di Parigi dichiarare non processabile l’assassino di Sarah Halimi, altra ebrea vittima dell’odio antisemita.

Sentenza in cui è scritto che l’omicidio Knoll va inserito in un “contesto antisemita globale”, cui si somma un “odio a causa dell’appartenenza della vittima alla religione ebraica” e i “pregiudizi sulla convinzione che ci fossero ricchezze nascoste”.

I due condannati, infatti, hanno sempre negato la matrice antisemita delle loro gesta, sostenendolo di averlo fatto per soldi, nella convinzione che Mireille Knoll, come tutti gli ebrei, fosse ricca.

La signora Knoll, malata di Parkinson, era tutt’altro che benestante: viveva con una modesta pensione sociale in una casa popolare dell’undicesimo arrondissement.

Mihoub ha avuto il coraggio di presentare sé stesso come una vittima, provando a convincere la corte con il racconto delle violenze sessuali subite quando aveva 12 anni.

L’assassino, inoltre, ha definito la Knoll una “quasi nonna” che l’aveva visto crescere nel palazzo, accogliendolo spesso nella sua abitazione.

Quanto stabilito Corte d’Assise di Parigi fa tirare un sospiro si sollievo al mondo, sempre preoccupato dell’incapacità della giustizia francese di combattere l’antisemitismo.

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