Yom Kippur: anche il caso è nelle nostre mani?

Rav Scialom Bahbout
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Ebraismo

Yom Kippur: anche il caso è nelle nostre mani?

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Rav Scialom Bahbout
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Uno degli aspetti del servizio che il Gran Sacerdote faceva il giorno di Kippur era quello di scegliere due capri identici e poi estrarre a sorte quale doveva essere sacrificato al Tempio in onore del Signore e quale doveva andare ad Azazel, cioè condotto in un luogo impervio, dove sarebbe morto precipitando da una rupe.

Al di là delle molte domande che pone questa procedura, due mi sembrano particolarmente importanti. La prima, perché i capri dovevano essere identici dato che assolvevano a funzioni diverse e subivano sorti diverse?  Una possibile risposta a questa domanda è forse questa: se il capro simboleggia l’uomo, allora questo vuole dirci che in linea di principio ognuno parte dalle stesse condizioni iniziali e ha le stesse opportunità, ognuno può essere il “capro per il Signore” o il “capro per Azazel” e non dobbiamo pensare che anche a noi non potrebbe toccare la sorte di cadere nelle mani di Azazel. Quindi potremmo dire che il destino è nelle nostre mani, ma il sorteggio sembra escludere questa possibilità tranquillizzante. Infatti noi siamo abituati a pensare che il sorteggio sia dovuto solo al caso.

Ora sappiamo che uno dei punti centrali nella contrapposizione tra pensiero ebraico e pensiero greco è proprio il fatto che i greci credevano nel caso, come qualcosa che era al di fuori della volontà degli dei, mentre per il pensiero ebraico “Tutto è previsto, ma il libero arbitrio è dato”. La libertà è l’idea fondamentale che ritorna in tutte le feste ebraiche ed è quella che rende l’uomo simile a Dio, libero creatore. L’idea che anche la Divinità sia sottoposta al fato è un retaggio dell’idolatria e della cultura greca. L’idea che una parte di ciò che accade sia dovuta al caso è uno degli elementi che caratterizza gran parte del pensiero moderno.

Ora il sorteggio dei capri avviene in un contesto in cui tutto è invece dovuto alle scelte libere che l’uomo può fare e cioè osservare la legge oppure distaccarsene. Probabilmente l’inserimento del sorteggio nell’ambito del giorno destinato alla Teshuvà ci vuole dire che anche ciò che a noi sembra dovuto al caso è in definitiva una conseguenza delle nostre scelte.

In sintesi questo è il messaggio che ci arriva da Yom Kippur: ognuno può divenire “capro per il Signore” o “capro per Azazel” e sta a lui creare le condizioni ambientali per le scelte che guideranno il suo futuro.

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