Un mosaico svelato. Giuliano e gli ebrei

Victor Scanderbeg Romano
Victor Scanderbeg RomanoAnalista Storico-Politico
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Storia

Un mosaico svelato. Giuliano e gli ebrei

Storia
Victor Scanderbeg Romano
Victor Scanderbeg RomanoAnalista Storico-Politico

Pochi giorni fa sono divenute di pubblico dominio le scoperte archeologiche fatte, negli ultimi anni, presso Huqoq, un villaggio della Bassa Galilea. La più interessante riguarda senza dubbio il mosaico ritrovato fra i resti di una sinagoga del V secolo. Ad effettuare gli scavi è stato il team della Professoressa Jodi Magness, della University of North Carolina, la quale ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “[il mosaico] è composto da tre differenti strisce che contengono figure umane e animali, compresi degli elefanti. Quella più in altro, la più grande, mostra l’incontro fra due uomini, che forse rappresentano Alessandro Magno e un alto religioso Ebreo.” Per la prima volta, dunque, troviamo all’interno di una sinagoga una scena tratta dalla storia e non dal Vecchio Testamento.

Pur apprezzando lo sforzo interpretativo della Prof.ssa Magness, non appena ho visto le foto del mosaico ho pensato che l’uomo raffigurato non fosse Alessandro Magno, ma un grande imperatore romano che, però, regnò solo per tre anni (360-363): Flavio Claudio Giuliano.

Per le sue credenze pagane, egli fu soprannominato l’Apostata. Per quale motivo ritengo che il mosaico ritragga Giuliano e non Alessandro? Ve lo spiego subito.

Giuliano mostrò sempre grande amicizia nei confronti del popolo ebraico, tanto che le fonti riferiscono unanimemente che egli aveva intenzione di ricostruire il Tempio. Al giorno d’oggi potremmo considerarlo un conservatore (con tutte le cautele necessarie all’applicazione di categorie moderne all’evo antico), ma in realtà Giuliano apprezzava i popoli che rimanevano fedeli alle proprie tradizioni. Questo lo portò a lanciare ai cristiani accuse del genere: “Perché voi Galilei avete dimenticato l’antico credo degli Ebrei, assieme a tutti i suoi insegnamenti e le sue cerimonie?” Egli sosteneva la superiorità del paganesimo rispetto alle altre religioni, ma ciò non gli impedì di dire, sempre ai cristiani: “considerata nel suo complesso, è preferibile la religione di Israele al vostro credo appena creato.” Probabilmente Giuliano aveva un’ottima conoscenza del Vecchio Testamento o, meglio, della sua traduzione in greco. Nella sua famosa lettera agli Ebrei, egli definisce “fratello” il Patriarca Hillel II (“Iulon”) Nasi del Sinedrio per quasi 65 anni (320-385). Nella stessa missiva, Giuliano sancisce l’abolizione delle imposte speciali chieste agli ebrei ed esprime la volontà di “vederli prosperare ancora di più”. Sottovalutata è invece una richiesta fatta dall’Imperatore agli ebrei, quella di “pregare il Creatore (“demiurgo”)” per lui.

Nell’estate del 362, Giuliano (oltre a essere un filosofo si dimostrò un eccellente generale e guerriero) era ad Antiochia, pronto a lanciare una violenta campagna militare contro i sasanidi. Si mosse alla testa dell’esercito quasi un anno dopo, nella primavera del 363. È questo il periodo, durato meno di un anno, cui si riferiscono i mosaici di Huqoq? Dalla testimonianza di un monaco di Edessa del VI secolo, pubblicata nel 1880 a Leiden con il titolo Julianos der Abtruennige e riportata da The Jewish Quarterly Review, Vol.5, No.4 (Jul.,1893) a pagina 620 , sappiamo che Giuliano, all’inizio della sua spedizione contro i Sasanidi, fu raggiunto a Tarso da una processione di ebrei provenienti da Tiberiade. Costoro gli chiesero umilmente di poter ricostruire il Tempio, e Giuliano diede loro il permesso di iniziare a gettare le fondamenta (visto che avrebbe ricostruito il Tempio al ritorno dalla spedizione militare). È proprio questo, penso, l’episodio rappresentato nei mosaici scoperti a Huqoq. L’antico insediamento ebraico era infatti a 10 km da Tiberiade e quest’ultima era stata completamente distrutta dai romani solo nove anni prima durante la Rivolta contro Gallo.

“L’alto religioso Ebreo” menzionato dalla Prof.ssa Magness potrebbe essere il capo della delegazione inviata da Tiberiade all’Imperatore romano, ma, visto che la città non era stata ancora del tutto ricostruita, è anche possibile che diversi religiosi si fossero spostati nei centri vicini com’era, appunto, Huqoq.

Comparazione fra le rappresentazioni artistiche di Giuliano. In alto a sinistra il particolare del mosaico di Huqoq

Comparazione fra le rappresentazioni artistiche di Giuliano. In alto a sinistra il particolare del mosaico di Huqoq

Un altro particolare che mi fa propendere per questa interpretazione è che tutte rappresentazioni artistiche di Giuliano sono estremamente simili al ritratto contenuto nel mosaico di Huqoq. Al contrario, quelle di Alessandro non hanno né la barba, né la sottile fascia per i capelli, che invece sono sempre presenti in quelle di Giuliano.

Anzi, durante la sua permanenza in Oriente, la satira degli abitanti di Antiochia su Giuliano riguardava spesso la sua barba, cosa che lo spinse a scrivere un libello satirico di risposta intitolato Mispogon (“il nemico della barba”).

Inoltre, la vicinanza cronologica fra la sinagoga in cui sono stati trovati i mosaici (V secolo) e la permanenza di Giuliano in quei territori (fine IV secolo) lascia presupporre una connessione molto più stretta con l’Imperatore che non con Alessandro Magno. È anche molto probabile che il mosaico sia stato posato qualche anno prima dell’abbandono della sinagoga in questione, portandoci quindi a una sovrapposizione cronologica perfetta con l’episodio narrato dal monaco di Edessa.

Quanto gli elefanti, che, temo, siano stati il motivo che ha spinto la Prof.ssa Magness a dare una didascalia frettolosa dei mosaici, bisogna sottolineare che furono utilizzati spessissimo dai sasanidi, specie contro i Romani. A questo punto però, assodato che gli elefanti del mosaico non rappresentano quelli incontrati da Alessandro Magno, è necessario fornire due interpretazioni alternative circa la loro presenza nella sinagoga di Huqoq.

Sappiamo infatti che, nella decisiva Battaglia di Maranga, il 22 giugno 363, Giuliano sconfisse l’esercito sasanide, il cui centro era formato da elefanti da guerra. Tuttavia, l’Imperatore morì pochi giorni dopo per le ferite causate da un giavellotto (che alcune fonti dicono scagliato da un legionario cristiano). Il mosaico potrebbe essere quindi antecedente alla morte di Giuliano, e quindi darci un’istantanea dell’incontro fra Giuliano e gli ebrei nell’imminenza della campagna contro i sasanidi, oppure essere successivo. In questo caso sarebbe una straordinaria testimonianza di quella pace fra romani ed ebrei che, sembrata impossibile per secoli, era stata sancita in modo inequivocabile dal potere imperiale per finire in frantumi poco dopo a causa della guerra con i sasanidi (rappresentati per mezzo della loro unità militare più rappresentativa, gli elefanti).

Resta da chiedersi, ed è uno scenario ucronico di eccezionale interesse, cosa sarebbe accaduto al popolo ebraico se Giuliano, tornato dalla guerra, avesse lavorato per farlo prosperare nella sua terra dopo avergli restituito il Tempio.

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