Il nazi-islamismo di Hamas e la “Marcia del Ritorno”.

La svastica comparsa durante la "manifestazione pacifica" indetta da Hamas smaschera definitivamente le intenzioni dei terroristi palestinesi

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Niram Ferretti
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Medio Oriente, News, pregiudizio antisraeliano, Terrorismo

Il nazi-islamismo di Hamas e la “Marcia del Ritorno”.

La svastica comparsa durante la "manifestazione pacifica" indetta da Hamas smaschera definitivamente le intenzioni dei terroristi palestinesi

Der staatsfeindliche Zionismus (Sionismo, nemico dello Stato) è il titolo del libro pubblicato nel 1921 da Alfred Rosenberg, massimo tra gli ideologi del nazismo. Rosenberg scriveva che in Palestina gli ebrei usavano “Il vecchio metodo di espellere e cacciare attraverso mezzi ‘legali’ la vera popolazione che aveva vissuto lì per migliaia di anni”. Prima di Arafat e di Hamas, Rosenberg aveva fatto uso della grande menzogna, quella teorizzata da Adolf Hitler nel Mein Kampf, perché, come insegnava il Fuhrer:

“Nella grande menzogna c’è una certa forza di credibilità poiché le grandi masse di una nazione sono molto più facilmente corruttibili nello stato più profondo della loro materia emozionale di quanto lo siano consciamente o volontariamente, e quindi, nella primitiva semplicità delle loro menti diventeranno più facilmente vittime di una grande menzogna piuttosto che di una piccola, poiché essi stessi spesso dicono piccole bugie per piccole cose, ma si vergognerebbero di utilizzare menzogne su larga scala. Non gli verrebbe mai in mente di fabbricare falsità colossali e non crederebbero che altri avrebbero l’impudenza di distorcere la verità in modo così infame”.

La Marcia del Ritorno, la manifestazione organizzata da Hamas al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, risponde esattamente a questa esigenza di perpetuare la menzogna di una espropriazione ebraica di terre autoctone “palestinesi”. La realtà racconta fatti diversi, di come fin dal principio gli ebrei cercarono di trovare una intesa con gli arabi i quali, tutte le volte, rifiutarono ogni proposta negoziale, persino quella del 1937, quando la Commissione Peel offri loro l’80% del territorio tradendo le promesse precedentemente fatte agli ebrei. Racconta di come, negli anni ’30, il Mufti di Gerusalemme, Amin Al Husseini, si alleò con Adolf Hitler per risolvere in Palestina, la “questione ebraica”, offrendosi come ausiliario di Rommel se questi avesse vinto in Africa, per lo sterminio degli ebrei. Le camere a gas mobili erano già predisposte per questa evenienza.

Hamas, che da 11 anni governa con pugno di ferro l’enclave costiera di Gaza avendovi imposto il verbo salafita dello sceicco Ahmed Yassin, è la costola palestinese di quei Fratelli Musulmani fondati da Hassan al Banna in Egitto nel 1928 a cui si deve il merito di avere rivitalizzato il jihadismo nel mondo islamico. Come ci ricorda Matthias Küntzel, uno dei massimi studiosi del fenomeno: 

“L’innovazione più significativa della Fratellanza fu il suo ricorso al jihad come guerra santa, che differiva significativamente da altre dottrine contemporanee, e in associazione con ciò il perseguire appassionatamente l’obbiettivo di morire la morte del martire nella lotta contro i miscredenti…Il punto di partenza dell’islamismo è la nuova interpretazione del jihad, abbracciata con militanza irremovibile da Hassan al Banna, il primo a promuovere questo tipo di jihad in epoca moderna”.

La guerra santa, il jihad contro gli ebrei in Palestina, poi declinati in “sionisti” è uno dei temi ricorrenti della Carta Programmatica di Hamas del 1988, dove l’obiettivo della liberazione di tutta la Palestina, considerata un waqf (una perenne dotazione islamica), dalla presenza ebraica è esplicitato chiaramente. Hamas non ha mai fatto mistero, di ritenere le teorie complottiste antisemite contenute nei Protocolli dei Savi di Sion, testo che ossessionava Hitler, come pura verità. Non deve dunque destrare meraviglia per chi conosca la filiera della propaganda, che durante la Marcia del Ritorno sia stata issata dalla parte di Gaza una bandiera palestinese con la svastica.

E’ ancora l’indispensabile Matthias Küntzel a evidenziare come I Fratelli Musulmani, la casa madre da cui Hamas discende:

“Non trassero la loro ispirazione dal nasserismo del 1960 ma dal fascismo europeo del 1930. Le loro campagne precedenti il 1951 non erano anticoloniali ma antiebraiche. I passaggi antiebraici del Corano vennero fusi con i metodi antisemiti usati dal Terzo Reich, il cui odio per gli ebrei venne usato sotto forma di jihad“.

Dietro quella che è stata propagandata come una manifestazione pacifica di protesta da parte araba contro uno Stato, quello di Israele, rappresentato come oppressore ed espropriatore, c’è un gruppo armato nutrito dalla fusione di due totalitarismi, quello islamico nella sua forma più rigorosa e il nazionalsocialismo tedesco. Tuttavia, la stampa, i media, qui in Occidente, soprattutto in Europa, si sono accaniti come accade ormai da decenni, a fare apparire Israele dalla parte della colpa e della violenza per avere risposto con il fuoco contro militanti poi identificati come miliziani di Hamas, di Fatah e della Jihad islamica.

E’ Il ripugnante paradosso con cui dobbiamo confrontarci oggi, frutto di cinquanta anni di propaganda anti-israeliana e della sua perdurante efficacia, che chi, come Israele, Stato democratico, liberale, occidentale nel suo assetto valoriale, difende il proprio diritto alla sicurezza, venga accusato di abominio, mentre chi, come Hamas sposa una ideologia violentemente antidemocratica e fanatica, venga fatto passare come una formazione “resistente”.

La bandiera palestinese con la svastica issata dalla parte di Gaza racconta in sintesi ciò con cui Israele deve confrontarsi e allo stesso tempo certifica come una parte dell’opinione pubblica  e della stampa occidentale sia sprofondata nell’abisso.

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