Shoah: 5 aprile 1944, la deportazione degli ebrei di Mantova

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Daniel Clark
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Storia

Shoah: 5 aprile 1944, la deportazione degli ebrei di Mantova

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Daniel Clark

Un carro bestiame parte da Mantova e arriva ad Auschwitz con decine di prigionieri a bordo.

È il 5 aprile 1944.

Una data tragica per gli ebrei mantovani, meno per la città che quasi non si accorge di quello che sta avvenendo.

Secondo alcuni è l’indifferenza a farla da padrona, secondo altri la popolazione è stata fatta rimanere a casa con l’inganno, facendo azionare le sirene antiaeree senza motivo, con l’obietto di far avvertire un pericolo in realtà inesistente. Fatto sta che l’episodio ancora oggi è poco noto.

Facciamo un passo indietro.

Il 30 novembre 1943 era entrata in vigore la legge della Repubblica Sociale che ordinava l’internamento di tutti gli ebrei. Come se non bastasse, la Casa di Riposo ebraica era stata adibita a Campo di concentramento, “un atto di massimo spregio per gli ebrei”, come ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni.

La Casa di Riposo ebraica offriva asilo anche a ebrei stranieri, speranzosi di evitare la cattura e la conseguente deportazione.

A partire dal 1° dicembre, la Questura di Mantova aveva deciso di far affluire gli ebrei rastrellati della città e della provincia: in pochi giorni 79 arrestati senza alcuna colpa erano stati aggiunti ai 40 ebrei già presenti.

A sovrintendere il Campo era stato chiamato un Commissario Prefettizio, che aveva il compito di amministrare i beni non espropriati della Comunità ebraica, i cui redditi erano usati per il mantenimento del Campo stesso.

In estrema sintesi: gli ebrei di Mantova era imprigionati a spese della Comunità ebraica della città. L’ennesima cattiveria utilizzata come esercizio di potere.

C’è una data che segna il peggioramento della situazione. È quella fra il 3 e il 4 aprile 1944, con l’evasione di un internato che manda su tutte le furie la Questura, che nel pomeriggio seguente entra e prende nota dei presenti, depennando 16 nominativi di persone degenti in letto o molto anziane.

Il tutto avviene senza alcuna spiegazione, almeno fino al tragico epilogo che avverrà di lì a poco.

Sono le ore 11 del 5 aprile 1944 e un gruppo di persone (41 o 42 secondo le diverse fonti) viene preso dalla Casa di Riposo e messo su un carro bestiame: la più anziana è Vittoria Foà di 83 anni, la più giovane è Luisa Levi di 14 anni.

Quel carro bestiame è il convoglio numero 9, che si aggiunge a quello proveniente da Fossoli, che attraversa il Brennero prima di arrivare ad Auschwitz. Il resto della storia è fatto di barbarie e morte.

In tutto gli ebrei mantovani deportati nei campi di concentramento sono stati 104, 39 quelli della città. Ne tornarono soltanto cinque.

Cinque testimoni diretti della malvagità umana.

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