1920: gli ebrei tendono la mano agli Arabi nella Palestina Mandataria

Un sogno di convivenza sfumato nell'odio

Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano
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Storia

1920: gli ebrei tendono la mano agli Arabi nella Palestina Mandataria

Un sogno di convivenza sfumato nell'odio

Storia
Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano

Ieri cadeva l’anniversario della pubblicazione di un manifesto del Jewish National Council (13 dicembre 1922) dedicato agli Arabi.
Nel 1920-21, le violenze arabe ai danni degli Ebrei si erano intensificate. Nel 1920, cinque Ebrei erano stati massacrati a Gerusalemme, mentre nel maggio 1921, a Giaffa, era toccato ad altri quarantasette. Questa prima rivolta Araba aveva portato gli Inglesi a limitare l’immigrazione ebraica nella Palestina Mandataria.

Ciononostante, il JNC inviò ai “fratelli arabi” un messaggio di pace, speranza e lavoro comune:

Profughi ebrei, Haifa 1920

Profughi ebrei, Haifa 1920

A tutti gli abitanti della cara e santa Patria, ora Palestina Mandataria, e a tutte le popolazioni Arabe nei rispettivi paesi. Noi tutti, membri della nazione Ebraica che dimoriamo con voi nel nostro paese, veniamo a voi, fratelli Arabi, con un messaggio di pace e amore, di unità e lavoro comune, per mettere davanti a voi i nostri obiettivi e la sincerità delle nostre speranze. Dovete sapere che la nostra Bibbia e gli scritti dei Profeti ci ammoniscono di non tradire mai le leggi della giustizia e dell’equità. Prima di ora i nostri piedi hanno già calcato questa santa terra, l’abbiamo incisa così a fondo nei nostri cuori che siamo tornati ad abitare le spiagge sabbiose e i deserti di questa terra; per coltivare le montagne e le valli; per riportare alla luce i tesori nascosti in profondità; per utilizzare le acque che ora vanno sprecate e creano le paludi che portano malattie ai lavoratori delle zone depresse; per conquistare, con il duro lavoro e il sudore, con gli investimenti e l’uso delle conoscenze scientifiche, quello che gli abitanti di questa terra non sono stati in grado di ottenere a causa della mancanza di mezzi; per portare un fascio di luce su tutti i grandi lavoratori di questa terra e, soprattutto, non veniamo per violare i diritti e i privilegi di qualcuno.

Non veniamo per dominarvi, come i nostri diffamatori dicono in giro, né per violare i vostri sacrosanti diritti. I nostri Profeti, ispirati dal cielo, ci hanno esortati a concedere i diritti di proprietà anche agli stranieri che soggiornano presso di noi; come potremmo dunque corrompere i nostri pensieri con l’intenzione di approfittarci di un’intera nazione, a noi molto vicina, con la quale condividiamo la stessa terra.

Genti illuminate di Palestina, aprite gli occhi e osservate la realtà; lasciate che le nostre azioni ci facciano da testimone, noi stiamo vivendo con voi da molto tempo e da oltre quaranta anni stiamo costruendo altri villaggi; abbiamo forse mai infastidito qualcuno in questo periodo di tempo? È forse mai passato anche solo per un istante nel nostro cervello l’idea di fare del male a qualcuno?
Abbiamo portato milioni di franchi dall’estero e li abbiamo spesi per il benessere di tutti gli abitanti. Luoghi desertici e paludosi, che nessuno mai aveva pensato potessero ospitare l’uomo, sono stati trasformati in città vivibili; i luoghi dove ora fioriscono i nostri centri hanno prodotto i mezzi di sostentamento per migliaia di persone, innalzato il valore e la produttività dei fondi e completamente rivitalizzato le comunità vicine.

Considerate la città di Tel-Aviv; meno di tredici anni fa non c’era nulla lì, solo sabbia, e per un pugno di penny si potevano acquistare enormi quantità di terreno, mentre ora centinaia di abitazioni e migliaia di persone hanno aumentato a dismisura il valore delle terre posizionate nei dintorni.

ebreo palestina 1920Per creare incomprensioni fra di noi e insultarci, alcune persone hanno osato, con arroganza e in nome della santa religione, inventare falsità diffamatorie, dichiarando che siamo venuti qui per appropriarci dei vostri luoghi sacri e farne scempio.
Voi, la gente, potete essere i testimoni più affidabili per confutare un’accusa così infondata. Per un breve istante mettetevi la mano sul cuore e, con il giusto rispetto, chiedete alla vostra anima se sia mai capitato che un Ebreo abbia dissacrato un luogo a cui tenete.
Provano a terrorizzarvi con i pericoli che porterebbero gli Halutsim (pionieri). Allora andate pure a investigare se abbiano mai fatto male a qualcuno. Loro non comprano forse tutto quello di cui hanno bisogno dagli abitanti locali, portando fiumi di denaro nella zona? Chi sono i compratori di ciò che è prodotto dal duro lavoro dei fellah e dei pescatori nei principali mercati di Jaffa, Gerusalemme e della altre città? Sarebbe questo il modo in cui sfruttiamo i locali? O è mai capitato che un Ebreo non abbia pagato ciò che ha comprato o riconsegnato ciò che ha preso in prestito?
Vi prego, in che modo abbiamo violato i vostri diritti? Lasciatelo dire al fanciullo più gentile o alla più sfortunata donna araba; o chiedete a chiunque abbia si sia rapportato con gli Ebrei, nel commercio o nel lavoro, se sia stato maltrattato da loro. Oppure chiedete se, lavorando per noi in casa o nei campi, abbiano mai riscontrato comportamenti che non siano dettati da giustizia ed equità, rispetto e considerazione.

Lo sviluppo del paese richiede un meraviglioso sforzo che solo tutti noi, insieme, possiamo effondere. Sicuri della nostra onestà e del nostro rispetto siamo qui per chiedervi di lavorare insieme. Noi siamo fratelli in questa terra; lavoriamo insieme per farla sbocciare, ed entrambi i popoli acquisiranno forza e potranno sviluppare potere politico, mantenere la propria lingua e letteratura. E saprete sicuramente che nel lavoro e nella scienza la competizione è una benedizione sia per coloro che vi prendono parte, sia per il mondo intero.

Tel Aviv oggi

Tel Aviv oggi

Poiché questa verità trascende e supera tutte le falsità e le bugie, siamo certi che le nazioni Arabe riconosceranno ciò che abbiamo detto. Nella loro voglia di libertà e progresso, troveranno nella nazione Ebraica un fratello leale nel lavoro e nell’agire, un alleato incrollabile, e un compagno accorto e disponibile.
Nazioni semitiche, la nostra rigenerazione è la vostra rigenerazione e la nostra libertà è la vostra libertà.

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