ROUHANI IN ITALIA: La nostra campagna sui diritti umani #DITELOAROUHANI

Se ormai non è più possibile annullare lo sciagurato accordo sul nucleare, le istituzioni italiane devono almeno porre al regime iraniano delle condizioni chiare

Alex Zarfati
Alex ZarfatiConsulente media, PR e digital sull'asse Roma-Tel Aviv. Presidente di Progetto Dreyfus.
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ROUHANI IN ITALIA: La nostra campagna sui diritti umani #DITELOAROUHANI

Se ormai non è più possibile annullare lo sciagurato accordo sul nucleare, le istituzioni italiane devono almeno porre al regime iraniano delle condizioni chiare

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Alex Zarfati
Alex ZarfatiConsulente media, PR e digital sull'asse Roma-Tel Aviv. Presidente di Progetto Dreyfus.

Impiccagioni Iran

Con l’accordo siglato tra il mondo e l’Iran – accordo che accontenta tutti tranne quelli davvero minacciati dal nucleare iraniano – arrivano gli accordi economici. Vedere l’Italia prepararsi ad accogliere Hassan Rouhani come fosse un premio nobel o una figura in grado di contribuire “in modo positivo alla pace e sicurezza regionale e internazionale” – parole con le quali l’alto rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini salutò l’intesa sul nucleare – è uno spettacolo deprimente. Certo, Roma ha suo bel tornaconto nel mostrarsi condiscendente con la Repubblica Islamica. Ma allora se l’Italia ci guadagna, perché essere avversi alla visita di Hassan Rouhani? Facile. Perché nessun accordo economico potrà mai compensare la cecità di fronte alle continue violazioni di diritti civili e delle donne, la tutela delle minoranze, il rispetto dei diritti umani, politici e religiosi in atto in Iran.

L’operazione simpatia del regime in atto da mesi aveva solo l’obiettivo di portare al ritiro delle sanzioni. Il paese non è affatto più aperto e pronto alle riforme. La visione ottimistica, che vuole presentarci Rouhani come un “moderato” non corrisponde alla realtà. Riportiamo qualche dato estratto da Iran Human Rights (IHR), 27/01/2015:

– La Repubblica Teocratica dell’Iran ha un sistema giuridico basato sulla sharia nel quale la pena di morte è prevista per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, rapimento, tradimento, spionaggio, terrorismo, reati economici, reati militari, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la sharia in Iran. Avviene tramite delle gru per assicurare una morte più lenta e dolorosa.

– Nell’aprile 2013, il Consiglio dei Guardiani dell’Iran ha reinserito la lapidazione nel codice penale come punizione per le persone condannate per adulterio. In caso di lapidazione, il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario e interrato; un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari incaricati compiono l’esecuzione. L’art. 104 del Codice Penale stabilisce che “le pietre non devono essere così grandi da provocare la morte con uno o due colpi”, in modo che la morte sia lenta e dolorosa.

– In Iran convertirsi al cristianesimo o ad altra religione è considerato un crimine capitale, mentre ai cristiani è permesso convertirsi all’Islam. I convertiti al cristianesimo sono perseguitati e costretti a riunirsi clandestinamente, mentre i missionari sono di solito espulsi e a volte incarcerati per aver distribuito Bibbie. Gruppi bahai e cristiani subiscono arresti arbitrari, detenzioni prolungate e confisca dei beni. Dalla rivoluzione islamica del 1979, il Governo ha giustiziato più di 200 Bahai. Nel nuovo Codice il termine “omosessuale” ha rilevanza penale e i rapporti sessuali tra due individui dello stesso sesso sono considerati crimini “Hudud” e soggetti a punizioni da 100 frustate fino all’esecuzione. Se la parte attiva è un non-musulmano e la parte passiva un musulmano, entrambi saranno condannati a morte.

– Il regime si è abbattuto in particolare nei confronti delle donne. La loro segregazione ha avuto un’accelerazione dopo la prima elezione di Mahmoud Ahmadinejad, il quale già durante il suo mandato di sindaco di Teheran inaugurò la separazione di donne e uomini negli ascensori. Le autorità iraniane hanno iniziato pattugliamenti di polizia nella capitale per arrestare le donne vestite in un modo giudicato sconveniente. I sostenitori della linea dura dicono che un velo inappropriato è una “questione di sicurezza” e che una “moralità spregiudicata” mette in pericolo l’essenza della Repubblica Islamica.

– Non c’è solo la pena di morte, secondo i dettami della Sharia iraniana, ci sono anche torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane e degradanti. Non si tratta di casi isolati e avvengono in aperto contrasto con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che l’Iran ha ratificato e che queste pratiche vieta. Migliaia di ragazzi subiscono ogni anno frustate per aver bevuto alcolici o aver partecipato a feste con maschi e femmine insieme o per oltraggio al pubblico pudore.

– Non tutto riguarda poi i Diritti Umani. La visita in Italia di Rouhani cade un giorno prima del Giornata della Memoria e il fatto non è casuale. L’Iran insulta la memoria della Shoah negandone continuamente l’esistenza e indicendo concorsi satirici con finalità antisemite e per alimentare l’odio nei confronti degli ebrei. I suoi rappresentanti predicano apertamente la distruzione di Israele e finanziano il terrorismo internazionale attraverso proxy come Hezbollah in Libano

L’elezione di Hassan Rouhani come Presidente della Repubblica Islamica nel 2013 ha portato la comunità internazionale ad essere ottimista. Ma non c’è alcuno spiraglio per l’ottimismo. Il nuovo Governo ha nettamente aumentato il tasso di esecuzioni capitali a partire dall’estate del 2013. Secondo Iran Human Rights e l’Iran Human Rights Documentation Center (IHRDC), nel 2014 sono state effettuate almeno 721 esecuzioni, di cui solo 291 riportate da fonti ufficiali iraniane. Le esecuzioni di minorenni sono raddoppiate nel 2014, fatto che pone l’Iran in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato.

Quello che si chiede all’Italia è di non tacere di fronte a queste ingiustizie. Di levare con forza la propria voce ponendo condizioni chiare per il prosieguo dei rapporti bilaterali. Ai massimi rappresentanti dello Stato italiano spetta per primi in Europa il compito di porre la questione del rispetto dei Diritti Umani al centro di ogni incontro e intesa con rappresentanti iraniani. In occasione della visita del Presidente Rouhani in Italia, ci auspichiamo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Primo Ministro Matteo Renzi usino questa preziosa occasione per denunciare le violazioni di cui l’Iran si fa continuamente protagonista.

#DiteloaRouhani. Se non possiamo ormai più impedire certi “effetti collaterali” dello sciagurato accordo sul nucleare, occorre almeno vigilare affinché le istituzioni non svendano la loro dignità in cambio di qualche accordo economico.

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