Roma, imbrattate  di vernice targhe per le vittime delle leggi razziali

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Roma, imbrattate  di vernice targhe per le vittime delle leggi razziali

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Vile gesto a Roma dove due targhe intitolate alle vittime delle leggi razziali sono state imbrattate da ignoti con della vernice nera. È accaduto nella notte tra martedì e mercoledì 27 novembre in zona Battistini.

Ad aumentare – se possibile – lo sdegno è il fatto che le targhe interessate erano state reintitolate la settimana scorsa a Nella Mortara e Mario Carrara, che hanno sostituito due dei firmatari del Manifesto della razza, Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari.

Ferma la posizione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, la quale su Twitter ha fatto sapere che le targhe verranno pulite quanto prima:

“Imbrattate targhe delle strade intitolate la settimana scorsa a chi ha combattuto contro fascismo e razzismo, prima erano dedicate a firmatari del “Manifesto della razza”. Gesto vergognoso. Ripuliamo subito”.

Pochi giorni fa le nuove intitolazioni erano state così commentate dal vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale Luca Bergamo:

“Oggi si compie un accadimento eccezionale frutto di un processo partecipativo lungo un anno: da oggi cambiano nome due strade che erano state dedicate a chi sostenne il Manifesto della razza posto da Mussolini alla base delle leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938 che condussero alla cancellazione di diritti basilari per gli ebrei e poi alla loro deportazione nei campi di sterminio. La città cambia scegliendo come chiamare i luoghi dove viviamo e lavoriamo”.

Sull’episodio stanno indagando i poliziotti del commissariato Primavalle che hanno avviato alcuni accertamenti per scoprire i responsabili.

Quanto accaduto nella notte è l’ennesimo attacco alla memoria e dimostra la conoscenza che i vandali hanno della situazione.

Ricordiamo che le vie interessate fino alla settimana scorsa erano intitolate a due firmatari del Manifesto della razza, ora a due vittime delle leggi razziali.

Qualcosa sta cambiando, ma ancora non basta per chiudere un periodo nefasto per la storia d’Italia.

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