Roma: al Museo Ebraico una mostra sui manoscritti sefarditi

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Elena LattesBlogger, collabora con diverse testate tra le quali Agenzia Radicale e Ebraismo e Dintorni
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Cultura

Roma: al Museo Ebraico una mostra sui manoscritti sefarditi

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Elena LattesBlogger, collabora con diverse testate tra le quali Agenzia Radicale e Ebraismo e Dintorni

In occasione della Giornata della Cultura ebraica che si è tenuta in tutta Europa domenica 14 ottobre, è stata inaugurata presso il Museo ebraico di Roma una mostra sui manoscritti sefarditi presenti negli archivi della Comunità e sono state consegnate tre medaglie forgiate a mano da Francesco Medici, maestro orafo di Brescia.

Alcuni dei volumi esposti hanno una valenza particolare poiché oltre ad essere molto antichi, hanno anche attraversato innumerevoli peripezie: scritti tra il 1202 e il 1569 in Francia, Spagna e Portogallo, sono sopravvissuti alla scomparsa di intere comunità a seguito della cacciata dalla Penisola Iberica voluta dai cattolicissimi Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, ai vari roghi censori dell’epoca papale e, infine, alla razzia che i nazisti perpetrarono in tutti i locali della Comunità durante l’occupazione della Capitale tra il settembre e il dicembre del 1943. Dall’epoca del ghetto sino alla fine del diciannovesimo secolo questi volumi hanno arricchito la biblioteca dei frequentatori della “Scola Castigliana”, una delle cinque sinagoghe della Comunità romana e della Confraternita Talmud Torà.

Il testo è scritto secondo la codifica sefardita (da Sfarad, Spagna), appunto, che si differenzia da quella ashkenazista (che indica gli ebrei dell’Europa centro orientale) sia per la forma dei caratteri – ebraico quadrato o assiro – sia per l’interpunzione. In questi manoscritti le lettere sono spesso attaccate e gli spazi ai margini, sia ai lati che sopra e sotto, sono riempiti da note, spesso di difficile interpretazione poiché riassunte in sigle, che indicano la pronuncia corretta, i riferimenti della presenza di una data parola nel testo biblico e di quante volte vi ricorre. Vi sono anche disegni come motivi floreali, stemmi araldici o simboli della cultura ebraica come la Menorah o la Stella di David.

Alcuni dei manoscritti hanno avuto bisogno di lunghe ed elaborate operazioni di restauro, affinché le pergamene non si rovinassero ulteriormente rendendo illeggibili i testi e ora quattro di essi sono stati interamente digitalizzati grazie al paziente lavoro di due romani, i fratelli Di Gioacchino.

Nella mostra sono presenti anche tre testi liturgici: le Preghiere della Scola Catalana e Aragonese, risalente al 1883; il Seder arabo per la notte di Kippur della Scola Siciliana del 1863; il Musaf (la preghiera aggiuntiva del sabato e delle Festività) di Yom Kippur della Scola Catalana, datato 1868.

Tutti i libri esposti sono testi rari e unici esemplari, concepiti sì per tramandare un patrimonio letterario e religioso plurimillenario, ma che, sebbene involontariamente, sono diventati, al contempo, “tizzoni salvati dal fuoco”, come li ha definiti il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, ovvero testimoni di una tenacia e un attaccamento alla propria identità di un popolo che, nonostante i lunghi secoli di terribili persecuzioni e vessazioni, è riuscito non solo a sopravvivere, ma anche ad aprirsi, superando i traumi subiti, mostrando la propria cultura, sempre con il massimo rispetto, ai tanti curiosi e desiderosi di conoscere una parte dell’ebraismo italiano.

Le medaglie, invece, sono state donate, su iniziativa del dottor Francesco Zanatta, già funzionario della Camera di Commercio di Brescia e fondatore della sezione locale dell’Associazione Amici di Israele, da Francesco Medici, ex IMI (militari italiani deportati in Germania e in Polonia nei campi nazisti) che ne ha forgiate tre appositamente per la Comunità ebraica di Roma, per l’Archivio Storico della Comunità Ebraica della Capitale e per Silvia Haia Antonucci per la significativa attività di conservazione e divulgazione della memoria ebraica.

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