Il Riformista, il governo italiano sapeva dell’attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982

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Il Riformista, il governo italiano sapeva dell’attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982

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L’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982 poteva essere evitato. Lo scrive il Riformista, secondo cui le autorità italiane erano state avvertite da 16 segnalazioni ricevute dal giugno a quel tragico ottobre di 39 nove anni fa.

La prima era stata inviata il 18 giungo dal direttore del Sisde Emanuele De Francesco a Sismi, Guardia di Finanza Polizia e Carabinieri, con su scritto “riservato e urgente” e dall’inequivocabile titolo: “Probabili attentati contro obiettivi israeliani o ebraici in Europa”.

Il testo del telex recitava:

“Fonte solitamente attendibile ha riferito che i palestinesi residenti in Europa avrebbero ricevuto l’ordine di prepararsi a compiere una serie di attentati contro obiettivi israeliani o ebraici europei”.

Nei mesi successivi – sostiene il Riformista – diversi altri documenti attesterebbero che la Sinagoga di Roma fosse entrata nel mirino dei terroristi palestinesi, che volevano colpire il luogo di culto nei giorni vicini allo Yom Kippur.

Terroristi che secondo “fonte abitualmente attendibile” potevano essere guidati da Abu Nidal, più volte entrato nella pubblicistica come leader del commando, che quel 9 ottobre ferì 40 ebrei romani e uccise il piccolo Stefano Gay Taché di soli due anni.

Tra i vari Appunti riportati dal Riformista c’è quello del 27 agosto 1982, in cui è scritto che:

“L’atteggiamento dei fedayn verso l’Italia potrebbe non rivelarsi ostile nel caso di un sollecito riconoscimento dell’O.L.P. e della causa del popolo palestinese”.

Sull’articolo del Riformista è intervenuta anche la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che su Twitter ha scritto:

“Emergono dettagli inquietanti nei documenti riportati da @ilriformista di oggi nell’articolo sull’attentato alla sinagoga del 1982. Il Sisde segnalò il pericolo attentati eppure quella mattinata non c’erano forze dell’ordine a presidiare. È arrivato il momento di fare chiarezza”.

Qualsiasi cosa sia successa nei mesi precedenti all’attentato alla Sinagoga di Roma cambia poco le cose: l’ebraismo romano è stato colpito al cuore e un suo piccolissimo figlio non c’è più da allora.

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