Perché i fotografi presenti sui luoghi della strage mentre avveniva?

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Perché i fotografi presenti sui luoghi della strage mentre avveniva?

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Chi ha un cuore e una mente liberi dall’odio antisemita non ha potuto che approcciarsi ai fatti del 7 ottobre con una carica emozionale sconosciuta anche a sé stessi.

Il dolore e l’angoscia con cui si sono vissute quelle drammatiche ore sono stati direttamente proporzionali alle terribili notizie che arrivavano dal sud di Israele. Anche a discapito di quella lucidità, che non poteva essere propria degli spettatori/utenti che non fossero accecati dal pregiudizio e dall’aversione contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico.

A distanza di un mese dal massacro di Hamas contro i civili israeliani, il tempo ha permesso di riappropriarsi di quella lucidità, facendo rimanere però intatti dolore e angoscia.

Lucidità che ha portato alla ribalta scenari inquietanti della mattanza ebraica per mano del gruppo terrorista che governa a Gaza e una domanda che potrebbe avere un’eco spaventosa:

I fotografi che hanno immortalato l’invasione e le brutalità dei terroristi palestinesi erano a conoscenza dei piani di Hamas?

A chiederselo è stata l’ong americana Honest Reporting, secondo cui l’eventuale coinvolgimento di Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud, Hatem Ali, Mohammed Fayq Abu Mustafa e Yasser Qudih e delle agenzie che si servono della loro attività, Associated Press, Cnn e Reuters eThe New York Times, supererebbe “ogni linea rossa, professionale e morale”:

“La loro presenza in quel luogo solleva serie questioni etiche. La loro attività era stata coordinata con Hamas? Questi freelance che lavorano per altri media internazionali, hanno informato le loro testate?”.

Il report di Honest Reporting ha acceso i riflettori in maniera particolare su Hassan Eslaiah, che ha postato su X – e nel frattempo cancellato – senza elmetto o giubbotto che lo segnali come “stampa”, davanti a un carro armato israeliano in fiamme con la didascalia, “in diretta dall’interno degli insediamenti della Striscia di Gaza”.

In un’altra foto, sempre segnalata da Honest Reporting, si vede Eslaiah abbracciato al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, che lo bacia sulla guancia.

Israele ha chiesto spiegazioni ai media interessati, le cui risposte – ovviamente – non potevano che non sottolineare la propria estraneità in merito ai piani di Hamas.

La Cnn ha fatto sapere di:

“Essere a conoscenza dell’articolo e della foto riguardanti Hassan Eslaiah, un fotoreporter freelance che ha lavorato con numerosi organi di stampa internazionali e israeliani. Anche se in questo momento non abbiamo trovato motivo di dubitare dell’accuratezza giornalistica del lavoro che ha svolto per noi, abbiamo deciso di sospendere ogni legame con lui”.

L’Ap ha ribadito ribadendo di utilizzare “immagini scattate da freelance in tutto il mondo, inclusa Gaza”, ma di non essere a conoscenza “degli attacchi del 7 ottobre prima che accadessero”.

Anche la Reuters ha negato in maniera categorica di conoscere in anticipo le intenzioni dei terroristi palestinesi e di aver mandato propri giornalisti con Hamas.

L’agenzia britannica ha spiegato di aver:

“Acquisito foto di due fotografi freelance basati a Gaza che erano al confine la mattina del 7 ottobre, con i quali non aveva lavorato in precedenza. Le immagini pubblicate da Reuters sono state scattate due ore dopo che Hamas ha lanciato razzi sul sud di Israele e più di 45 minuti dopo che Israele ha reso noto che uomini armati avevano attraversato il confine”.

I dubbi così come il dolore e l’angoscia rimangono almeno in chi ha un cuore e una mente liberi dall’odio antisemita. 

 

 

 

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