Dopo Gerusalemme i palestinesi vogliono anche i Rotoli del Mar Morto

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David Spagnoletto
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Israele

Dopo Gerusalemme i palestinesi vogliono anche i Rotoli del Mar Morto

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Se l’Unesco ha calpestato la storia di Gerusalemme e del popolo ebraico, negandone il fortissimo legale storico ed emotivo, l’Autorità palestinese sta cavalcando con superbia l’onda delle rivendicazioni, chiedendo la sottrazione a Israele dei Rotoli del Mar Morto.

Rivendicazioni che si basano sull’assurda convinzione che Qumran, luogo nel deserto della Giudea orientale in cui furono scoperti a cavallo degli Anni 50, appartenga al futuro stato palestinese.

Quindi: i palestinesi chiedono una cosa del passato risalente al periodo del Secondo Tempio per una cosa futura.

Entriamo nello specifico: cosa sono i Rotoli del Mar Morto?

Sono 981 diversi testi risalenti al periodo del Secondo Tempio che comprendono molti testi biblici scritti per lo più in ebraico, alcuni in dialetti aramaici, gli altri (una piccola parte) in greco. Sono manoscritti che rappresentano le più antiche copie di testi della Bibbia ebraica rinvenute fino a oggi.

Quindi: i palestinesi chiedono una cosa scritta (in larga parte) in ebraico che parla del popolo ebraico.

Carmel Shama-Hacohen, ambasciatore israeliano presso l’Unesco, ha risposto così alla delegazione palestinese secondo cui Israele detiene illegalmente i Rotoli del Mar Morto:

“Si tratta di un altro provocatorio e sfrontato tentativo da parte dei palestinesi di riscrivere la storia e di cancellare la connessione fra gli ebrei e il loro paese. I Rotoli del Mar Morto costituiscono una delle più consistenti e incontrovertibili testimonianze archeologiche della millenaria presenza del popolo ebraico in Terra di Israele. In ogni caso, proprio come il Monte del Tempio e il Muro Occidentale, anche i Rotoli rimarranno in Israele, e i palestinesi potranno continuare a cullarsi con le loro fantasie”.

La Storia si può riscrivere, portando prove che ciò che sappiamo adesso è frutto di un errore passato. Per farlo i palestinesi dovrebbero consegnare al mondo testimonianze della loro storia prima del 1967, del loro legame con Gerusalemme, di un loro artista che si è messo in luce in un qualche periodo storico, di un cibo per cui la cucina palestinese è famosa, di un contributo di un loro scienziato alla cura di una malattia e di tanto e tanto altro.

Ma i palestinesi non potranno farlo, per un motivo semplice: tutte queste cose non ha alcuna fondatezza storica.

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