ONU condanna libri scolastici palestinesi: meglio tardi che mai

Finalmente emerge lo scandalo delle scuole e dei libri di testo palestinisti

Ugo Volli
Ugo Volli
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pregiudizio antisraeliano

ONU condanna libri scolastici palestinesi: meglio tardi che mai

Finalmente emerge lo scandalo delle scuole e dei libri di testo palestinisti

La settimana scorsa è accaduto un episodio così ovvio ma insieme così improbabile da essere veramente rivoluzionario. Valeva la pena di darne notizia e vale la pena di ricordarlo, ma naturalmente i giornali italiani e in genere occidentali non ne hanno praticamente parlato e anche le fonti ebraiche, tranne Progetto Dreyfus e pochi altri,  non l’hanno sottolineato a sufficienza, almeno secondo me. Il fatto è questo: l’Onu (l’ONU!) in particolare il suo comitato contro il razzismo, ha dato ragione a Israele e condannato l’Autorità Palestinese per i contenuti razzisti e di odio dei libri di testo che impone nelle sue scuole. In realtà questo aspetto è uno dei molti rilievi sulla situazione dei diritti umani sotto l’Autorità Palestinese, che si possono trovare in questo rapporto, a patto di penetrare l’opaco linguaggio burocratico in cui è redatto.

La meraviglia per questa dichiarazione è semplice da spiegare. Come disse Abba Eban in un celebre discorso del 1975: “Se l’Algeria inserisse nell’ordine del giorno all’ONU una risoluzione secondo cui la terra è piatta, e che è Israele ad averla appiattita, tale risoluzione passerebbe con 164 voti a favore, 13 contro e 26 astensioni“. Su Wikipedia c’è una lista delle risoluzioni dell’Onu contro Israele. Contando solo quelle del Consiglio di sicurezza e dell’Assemblea generale, duneue non dell’Unesco, della commissione dei diritti umani (in cui il mese prossimo sarà eletto il Venezuela!) ecc, sono circa 500 fino al 2016.

D’altro canto quel che fanno i palestinisti nelle loro scuole è un crimine contro l’umanità continuo, notissimo e ben documentato. Vi invito solo a guardare questo video in cui bambini di tre o quattro anni vengono fatti recitare un assalto terrorista contro una casa ebraica per capire come sono le scuole “palestinesi”, che siano gestita da Hamas, da Ramallah, o dalla scandalosa agenzia dell’Onu (appunto, l’Onu) che fornisce servizi ai “rifugiati”, cioè a chiunque sia stato residente della Terra di Israele negli anni quaranta, ormai molto pochi, o ai loro figli, nipoti, bisnipoti ecc., a prescindere dalla loro attuale cittadinanza e situazione economica. Purché arabi, naturalmente; gli ebrei non hanno diritto all’assistenza internazionale, anche se sono stati cacciati da Gerusalemme o dai villaggi occupati durante la guerra da Egitto e Giordania.

Quanto ai libri di testo palestinisti, a questo indirizzo trovate quattordici studi che mostrano il razzismo e la violenza che li caratterizzano. Un’organizzazione internazionale che studia i contenuti di violenza nell’educazione dei vari paesi (IMPACT-SE) ha fatto di recente una ricerca molto completa su questi strumenti educativi nelle scuole dell’UNRWA e dell’AP, con risultati disastrosi, che si trovano qui. Vale la pena di leggerne almeno un riassunto:

“Lo studio ha scoperto che tutti i libri di testo in studi sociali, storia, arabo e istruzione nazionale per i gradi dalla seconda elementare alla fine delle superiori contenevano contenuti problematici, definiti da IMPACT-se come “violenza o istigazione alla violenza; odio dell’altro; e contenuti radicali, inappropriati o inquietanti”. Un libro di storia del penultimo anno delle superiori descriveva il massacro delle Olimpiadi di Monaco del 1972 da parte di terroristi palestinesi in cui 11 atleti israeliani furono assassinati come “un colpo agli interessi sionisti all’estero. Un testo di studi sociali di seconda media affermava che i “sionisti” hanno tentato di bruciare la moschea di Gerusalemme al-Aqsa nel 1969. In effetti, un turista australiano appartenente a una setta fondamentalista cristiana era responsabile dell’attacco incendiario. Riferimenti apologetici alla violenza sono stati trovati anche nei libri di scienza. Un esercizio chiamato “L’insurrezione di pietre e l’energia potenziale elastica” recita: “Durante l’insurrezione di pietra palestinese del 1987, i giovani della Palestina hanno usato una fionda o” shu’ba “per affrontare i proiettili dei soldati dell’esercito dell’occupazione che si stavano rompendo nelle città palestinesi. I palestinesi non avevano altri mezzi per difendersi. “Agli studenti della terza media viene chiesto di illustrare l’utilità di tirare pietre”.

Insomma la propaganda alla violenza è continua, basta aprire questi testi per restare orripilati.

Il risultato di questi studi è stata una minaccia dell’Unione Europea (dell’Unione Europea!) di tagliare i finanziamenti che destina alle scuole palestinesi e un’offerta di intervento da parte della Gran Bretagna.

Insomma, le osservazioni del comitato dell’Onu arrivano buone ultime. Ma meglio tardi che mai. Aspettiamo adesso che i palestinisti e i loro sostenitori, soprattutto quelli che si proclamano “umanisti”, “pacifisti”, “antirazzisti” e di sinistra, ne prendano atto e modifichino il loro atteggiamento nei confronti delle dittature terroriste palestiniste, sia quella di Gaza che quella di Ramallah.

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