Libano, scontri nel campo profughi palestinesi: 11 vittime finora accertate

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Libano, scontri nel campo profughi palestinesi: 11 vittime finora accertate

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È di almeno 11 morti il bilancio delle vittime negli scontri nel campo profugo palestinese di Ain al-Helweh, situato vicino alla città libanese di Sidone, il più grande in Libano, tra membri di Fatah, la fazione al governo dell’Autorità Palestinese, e gruppi islamisti.  

Il numero indefinito è figlio delle frammentarie informazioni che giungono fino a noi su quanto stia succedendo nel campo profughi, che ospita oltre 54mila persone.

Gli scontri sono iniziati sabato scorso e, nonostante i tentativi di arrivare a una tregua, ancora si combatte. Tutto è cominciato quando un militante fondamentalista ha causato la morte di un uomo appartenente al gruppo terroristico di al-Shabab. Il giorno seguente in un raid sono stati uccisi un ufficiale della sicurezza del gruppo Fatah, Abu Ashraf Al-Armoushi, e altri 4 uomini a lui vicini.

Secondo le Nazioni Unite, gli scontri hanno costretto alla fuga più di 2.000 palestinesi. Palestinesi che nei 12 campi profughi in Libano non hanno alcun tipo di assistenza, fatta eccezione per quella dell’Unrwa.

Condizioni molto difficili per i palestinesi che vivono in Libano, paese che danni non riesce a risollevarsi dalla crisi economica e sociale.

Samy Gemayel, leader del partito cristiano all’opposizione Kataeb, ha individuato quello che secondo lui è il responsabile:

“Il problema oggi è che nessuno ha l’autorità per garantire la sicurezza nei campi.  Siamo un paese abbandonato a sé stesso, senza leadership, un paese di gente che pensa solo a emigrare. A causa di Hezbollah abbiamo problemi [di sicurezza] al confine meridionale [con Israele] e al confine settentrionale con la Siria. Hezbollah vuole che il Libano sia indifeso e vulnerabile. Lo tiene in ostaggio ed è disposto a privare il paese della sua economia, delle sue istituzioni, del suo esercito, delle sue armi. Hezbollah è responsabile di ogni problema che affligge il Libano”.

I palestinesi che vivono in Libano sono considerati cittadini di serie B, che possono svolgere solo determinati lavori e hanno una libertà limitata.

Se tutto questo accadesse in Israele, tutti lo chiamerebbero apartheid

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