Io voglio vivere, la vera storia di Anne Frank

Miriam Spizzichino
Miriam SpizzichinoScrittrice & Blogger
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Cultura

Io voglio vivere, la vera storia di Anne Frank

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Miriam Spizzichino
Miriam SpizzichinoScrittrice & Blogger

Era il lontano 1947 quando uscì la prima edizione olandese del diario di Anne Frank, dal titolo L’Alloggio Segreto. Sono seguite poi altre pubblicazioni: nel 1950 quella tedesca e nel 1954 quella italiana. Un libro che conoscono tutti e che è stato letto da giovani ragazzi di tutto il mondo almeno una volta nella loro vita. Tutti conoscono le pagine di quel diario e le aspirazioni di quella bambina che pian piano, sotto clandestinità, diventava donna e cominciava a riscoprirsi. “Una seconda Anne”, così si chiamava. Anche il diario aveva una seconda versione: la versione B, così denominata da Anne che voleva fare la scrittrice e lei, un libro su ciò che le accadde, lo voleva scrivere davvero. Voleva parlare dei bisticci tra sua madre e la signora Van Pels, del rapporto idealizzato con Peter, della calma di suo padre e così via.

Purtroppo, molte volte, si fa l’errore di pensare che Anne sia stata solo uno dei tanti volti giovani che hanno rappresentato la Shoah. Quel diario ha cercato di far capire al mondo che così non era. Anne era una ragazza con dei progetti che sono andati a monte per la furia nazista. Una bambina che ha conosciuto la cattiveria spietata di un uomo che si divertiva a dare ordini e di tutti quei soldatini che scodinzolavano in cerca di una loro identità che credevano di aver trovato nella divisa delle SS. Furono proprio le SS a scoprire il nascondiglio segreto. Qualcuno parlò, ma non si seppe mai chi. Anne, prima di essere vittima, era una ragazza come tutte le altre con i suoi sogni, le sue ambizioni, i suoi primi amori, le sue amicizie e la sua curiosità che la portava a studiare di tutto.

Io stessa, leggendo il diario di Anne Frank, sono rimasta colpita da quanta voglia di vivere potesse avere, nonostante l’ambiente colmo di terrore che la circondava. Ma se, ad oggi, sono riuscita a capire la personalità di Anne nel profondo è grazie ad un libro: “Io voglio vivere, la vera storia di Anne Frank” scritto da Mirjam Pressler e edito dalla Casa Editrice Sonda. Mirjam conosceva molto bene le pagine di quel diario, fu lei ad occuparsi della traduzione in tedesco. Chi più di lei, dopo averlo studiato a fondo ed essersi concentrata su documenti e testimonianze, poteva scrivere questa piccola biografia che in 145 pagine ti racconta chi era Anne in primis come ragazza, ma in secondo luogo come scrittrice?

Ovviamente, Anne non si comportò subito da scrittrice poiché, appena tredicenne, dovette rifugiarsi nell’Alloggio Segreto insieme ai genitori, la sorella Margot, la famiglia Van Pels e il dottor Pfeffer. Quasi per scrollarsi di dosso quella paura, iniziò a scrivere su carta ciò che accadeva dentro quelle mura e man mano che passava il tempo le descrizioni diventavano sempre più precise, colme di dettagli. Sembrava di essere lì con lei. I suoi testi, in due anni di clandestinità, mostrano con chiarezza il passaggio da una scrittura fanciullesca a una matura. Ed è anche su questo che Mirjam Pressler si è voluta concentrare. Elemento portante della lettura è la biografia, non solo di Anne, ma di tutte le persone che la circondano per poterne avere un quadro completo. Un libro letto in due giorni, sì… Ma io in quei due giorni mi sono sentita lì, in quell’Alloggio, parte integrante di un dolore che mai verrà colmato ne dimenticato.
Come racconta la scrittrice nell’introduzione: “Per via della fama conquistata dal diario, molti dei sopravvissuti hanno pubblicato libri descrivendo gli eventi dal proprio punto di vista. In tal modo, è emersa una rete polifonica di testimonianze, talvolta contraddittorie, sugli abitanti dell’Alloggio segreto e sui loro benefattori, testimonianze da cui ho attinto per scrivere la biografia. Ho provato a far parlare senza filtri queste voci sparse, dando loro ascolto così come deve aver fatto Anne a suo tempo. Sono partita dal presupposto di leggere le testimonianze degli altri con i suoi occhi. La storia di Anne Frank non ruota quindi su se stessa, ma narra di eroine ed eroi, di persone normali che combattono la paura e aiutano altre persone in pericolo di vita. Le loro voci – e il diario di Anne – cantano in coro un inno alla speranza.”

Sicuramente la sua storia, come quelle pervenute fino ai giorni nostri, non finirà mai nel dimenticatoio. Per questo noi dobbiamo ricordare, affinché non accada mai più. Soprattutto in questo periodo di orrori abbiamo noi tutti il dovere morale di ricordare e, perché no, di indignarci ancora. In un mondo in cui le decapitazioni avvengono in rete, non basta più spegnere il computer. In un mondo in cui la guerra è nei telegiornali, non basta più fare zapping. E’ del nostro mondo che si parla e ricordate bene: la storia può ripresentarsi in altri modi, ma se l’ignoranza rimane quella di un tempo siate sicuri che si ripeterà sempre e noi saremo condannati.

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