Maroggia, piccolo Comune del Ticino, Svizzera, ha deciso di cancellare lo Stato di Israele. Domenica scorsa è stata inaugurata in questo borgo, la mostra “Mutazioni: in difesa della natura”. Ventidue artisti di varie nazionalità hanno esposto le loro opere in riva al Lago di Lugano: sculture, fotografie, installazioni di vario genere: alcune interessanti, altre decisamente discutibili. Una mostra all’aperto in nome della natura, dell’ecologia e, secondo quanto affermato dagli organizzatori, della pace. Già perché uno degli espositori invitati a partecipare alla rassegna, Aissa Deebi, palestinese, ha avuto l’idea di piantare un olivo, “a sancire un legame culturale, economico e sociale – come si legge nel comunicato di Anna Radaelli, co-curatrice della mostra – tra la città natale di Haifa in Palestina e Maroggia. E un giovane olivo simile verrà piantato in Palestina, sancendo un legame simbolico di pace e prosperità tra le due nazioni”. Sì, avete letto bene, Haifa, Palestina. Perché per il Comune di Maroggia, ente pubblico, la città di Haifa si trova in Palestina, come ribadito anche nel catalogo della mostra, dove, nella scheda di questo artista palestinese, è scritto: “Nasce nel 1969 ad Haifa, Palestina”.
Visto che ero presente all’inaugurazione di questa mostra, ho interpellato la co-curatrice della rassegna, signora Anna Radaelli, per informarla che nel catalogo c’era un evidente errore in quanto Haifa, le ho fatto cortesemente notare, si trova in Israele e non in Palestina, ricevendo una risposta che ha messo in evidenza la sua totale ignoranza in materia. “Solo perché la Palestina non è riconosciuta come Stato”. Le ho spiegato che Haifa non si trova nei Territori palestinesi e non è mai stata oggetto di contese territoriali, e ho iniziato a farle una breve sintesi di storia, dall’Impero ottomano al Mandato Britannico, notando, dal suo sguardo, che la stavo portando su un terreno a lei totalmente sconosciuto. Al che, la signora Radaelli, per giustificarsi e per scagionarsi da responsabilità, ha tagliato corto, affermando: “Comunque è l’artista che ha preteso che scrivessimo Haifa, Palestina”. Ancora peggio! A quel punto, notando probabilmente il suo imbarazzo, è arrivato in soccorso il curatore della mostra, Al Fadhil, iraqeno, che l’ha frettolosamente sottratta a questo difficoltoso colloquio, portandomela via con la scusa che doveva conferire con lei con urgenza. E qui si è interrotto il dialogo.
Resta il fatto che quello che doveva essere l’olivo della pace, piantato in Svizzera da un palestinese, dimostra per l’ennesima volta la non volontà di pace di certi palestinesi, che si rifiutano di riconoscere Israele. Se per Aissa Deebi, un artista, la città di Haifa, dove lui è nato, è in Palestina, significa che il suo ideale è che tutto Israele possa diventare un giorno Palestina e che dunque lo Stato ebraico venga cancellato, come continuano a sostenere i vertici di Hamas. È questo un messaggio di pace? E sorprende che il Comune di Maroggia, che appartiene a una Svizzera teoricamente neutrale, abbia accettato di posizionare Haifa in Palestina, scrivendo, di fatto, un messaggio di odio verso Israele. Se lo ha fatto per mera ignoranza geografica, sarebbe già grave per un ente pubblico e il suo dicastero “cultura”, se invece lo avesse fatto consapevolmente per complicità politica, sarebbe gravissimo. Che il Comune abbia sposato la causa palestinese, lo si era comunque capito durante il vernissage quando, nei discorsi ufficiali, si è parlato di questo olivo che “resterà per sempre nella piazza centrale di Maroggia a ricordo delle tante sofferenze del popolo palestinese”.
Comunque sappiano al Comune di Maroggia che se per reciprocità pianteranno il loro olivo della pace ad Haifa, città natale dell’artista Aissa Deebi, che a loro piaccia o no, sarà in Israele, e non in Palestina. In ogni caso, Maroggia, che sia stato per sciatteria o per complicità, ha sicuramente tradito lo spirito della sua mostra.