Giardino dei Giusti, due profanazioni nel nord Italia

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Giardino dei Giusti, due profanazioni nel nord Italia

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Sono poco più di 160, i chilometri che dividono Varese da Montichiari, in provincia di Brescia. Una distanza avvicinata da uno stesso episodio: la profanazione del Giardino dei Giusti.

A Varese, è stata fatta sparire la targa in memoria di Giorgio Perlasca, il commerciante italiano che riuscì a salvare migliaia di ebrei dai campi di sterminio nazisti. Targa che già nel 2010, un anno dopo esser stata messa, subì un attacco vandalico.

Il sindaco di Varese, Davide Galimberti, ha commentato i due episodi.

“Il gesto vigliacco ai danni della targa in memoria di Perlasca ripropone la necessità di una costante difesa della memoria e dei valori democratici. La targa fu già oggetto di vandalismo anni fa, ma credevamo che certi atteggiamenti fossero superati anche a seguito dell’impegno posto dalla nostra amministrazione sulla valorizzazione della memoria e sul rispetto dei valori fondanti il nostro ordinamento democratico. Colpire la memoria di Perlasca che si adoperò per salvare migliaia di persone da uno sterminio su basi razziali e farlo nell’ottantesimo anniversario dall’introduzione delle leggi razziali fasciste, evidenzia la base ideologica di chi ha compiuto questo atto e la presunzione di poter tornare a logiche che la nostra coscienza ha condannato e condanna”.

Un gesto vandalico simile è stato compiuto anche Montichiari, dove ignoti hanno profanato il Giardino dei Giusti. Nel comune bresciano un attacco a precisi “simboli” venne già realizzato contro il monumento dedicato ai carabinieri, nel parco Caduti di Nassiriya.

Il vicesindaco Basilio Rodella ha messo in relazione in due episodi:

“Questa volta però, forse è ancora più grave. Intendiamoci: il gesto contro il monumento ai carabinieri è inqualificabile e ripugnante. Però, lo sappiamo bene, ci sono persone che detestano la Benemerita. Qui, invece, hanno colpito un simbolo di tutti, che non c’entra niente con la politica, le idee e le convinzioni personali…”.

Quanto accaduto a Varese e Brescia è la testimonianza che la memoria è un percorso molto lungo e faticoso per l’Italia, che non riesce a scollarsi di dosso retaggi anche a distanza di ottanta anni.

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