⁠⁠⁠7 ottobre 1985, un commando di terroristi palestinesi dirotta l’Achille Lauro

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David Spagnoletto
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Terrorismo

⁠⁠⁠7 ottobre 1985, un commando di terroristi palestinesi dirotta l’Achille Lauro

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David Spagnoletto

Condurre la nave in un porto militare in Israele, uccidere più soldati possibile e fuggire in Libia. Era questo il piano originario del commando del Fronte di Liberazione della Palestina che il 7 ottobre 1985 dirottò l’Achille Lauro al largo delle coste egiziane. La storia, però, andò diversamente. Secondo uno dei terroristi coinvolti Omar Ahmad, fu per colpa di Abu Abbas, assieme regista e  negoziatore del dirottamento. Una vicenda incredibile che vide prima Abbas essere il deus ex machina del gesto terroristico e poi colui che doveva convincere il commando del buon esito della trattativa. Le domande furono e sono ancora tante, le risposte che abbiamo sono la morte di Leon Klinghoffer, un ebreo americano sulla sedia a rotelle che venne ucciso e gettato in mare dai terroristi, una crisi diplomatica senza precedenti fra Italia e Stati Uniti e la caduta del governo Craxi provocata dalla dimissioni di tre ministri, fra cui quello della difesa Giovanni Spadolini. In mezzo una storia costellata di microstorie, emblema del modo tutto italiano di affrontare certe questioni, concentrandosi (volutamente?) sulle conseguenze e sulle opinioni del fatto più che da quello che l’ha generato.

Il fatto è questo:

Esattamente 31 anni fa, un commando del Fronte di Liberazione della Palestina dirottò l’Achille Lauro, una nave da crociera italiana con a bordo 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio.

Dopo serrate trattative si arrivò a una felice conclusione grazie all’opera di convincimento dell’Egitto, dell’OLP di Arafat e Abu Abbas (negoziatore proposto da Arafat, insieme a Hani El Hassan, un consigliere dello stesso Arafat) che barattarono con i terroristi la resa in cambio della promessa dell’immunità.

Due giorni dopo però, fu scoperto che a bordo si compì l’omicidio di Leon Klinghoffer, provocando la reazione degli Stati Uniti, che l’11 ottobre con alcuni suoi caccia intercettò e costrinse a dirigersi verso la base NATO di Sigonella, in Italia, l’aereo egiziano che stava conducendo in Tunisia i membri del commando, Abu Abbas  e Hani El Hassan (l’altro mediatore dell’OLP) oltre agli agenti dei servizi e diplomatici egiziani, come da accordi raggiunti: salvacondotto per i dirottatori e la possibilità di essere portati in un paese arabo.

L’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi si oppose all’intervento statunitense, facendo leva sul rispetto del diritto internazionale. Furono ore concitate, con i  VAM (Vigilanza Aeronautica Militare) e i carabinieri di stanza all’aeroporto che si misero in difesa dell’aereo contro la Delta Force giunta su due C-141. La spinosa vicenda si risolse alcune ore dopo con la rinuncia degli Stati Uniti ad attaccare l’aereo, rispettando la sovranità del territorio italiano, e con la presa in consegna dei quattro membri del commando palestinese che furono rinchiusi nel carcere di Siracusa da parte delle forze dell’ordine italiane. In seguito furono condannati e scontarono la pena in Italia.

Nelle ore successive ci fu un ulteriore susseguirsi di trattative e giochi di potere fra Italia e Usa, che chiesero l’estradizione di Abu Abbas al governo di Roma, che non la concesse perché non c’erano sufficienti prove del suo reale ruolo nel dirottamento, che venne confermato qualche tempo dopo, portando a una sua condanna in contumacia.

Nell’aprile del 2009, Youssef Maged Al Molky, assassino di Leon Klinghoffer, condannato a 30 anni di carcere, ha ottenuto la libertà anticipata dopo 23 anni e 8 mesi di detenzione, ricevendo un ordine di espulsione che l’ha portato nel centro di accoglienza di Trapani.

Nel 2015, le figlie di Klinghoffer, Ilsa e Lisa, hanno puntato il dito contro l’Italia, rea secondo loro dell’attuale libertà di gran parte del commando palestinese. Lisa ha svelato particolari raccontati da sua madre, a bordo dell’Achille Lauro:

“Quando tornò a casa mi raccontò quella storia terribile, tutta intera. Incluso quello che molti ignorano: le torture. Mia madre non seppe subito che suo marito era stato ucciso. Ma lei stessa con altri passeggeri subì un trattamento orribile, li fecero stendere sul ponte per ore sotto il sole, gli bastonarono i piedi. Poi li torturarono psicologicamente, dicendo: possiamo ammazzarvi in qualsiasi momento”.

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