Ministro Giustizia in Belgio: “Hamas opera nel paese, ma non possiamo farci nulla”

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David Spagnoletto
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Ministro Giustizia in Belgio: “Hamas opera nel paese, ma non possiamo farci nulla”

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Presi dal vortice della guerra scatenata da Hamas con il massacro dei civili del sud d’Israele il 7 ottobre, si sono perse di vista le attività del gruppo terroristico al di fuori del Medioriente.

Chi ha un orecchio attento sulla storia dei terroristi che comandano a Gaza, sa perfettamente che questi operano in diverse parti del mondo, ottenendo fiumi di denaro che in buona fede e non vengono elargiti per il popolo palestinese.

Come in Belgio, dove un ministro ha candidamente ammesso:

“Il gruppo terroristico Hamas è attivo nel paese attraverso diverse losche compagnie. Non per seminare il terrore, ma per presentare Hamas sotto una buona luce e raccogliere fondi con il pretesto della causa palestinese. Com’è possibile che possano lavorare in Belgio? E il nostro Paese può intervenire? Il Belgio è troppo lento. Questo ci preoccupa”.

Il capo dicastero della Giustizia, Paul Van Tigchelt, in risposta alla inchiesta del deputato Michael Freilich, ha confermato che in Belgio esistono gruppi che operano per conto di Hamas, lobbying e raccolta fondi per il gruppo terroristico designato come tale dalle leggi dell’UE, sottolineando e che alle organizzazioni in questione non è stato ricondotto “nessun messaggio estremista”.

Il ministro ha anche nominato il Consiglio Europeo Palestinese per le Relazioni Politiche (EUPAC) come gruppo per procura che raccoglie fondi ed esercita pressioni a favore di Hamas.

A far venire i brividi è il fatto che le attività dell’EUPAC vengano svolte alla luce del sole attraverso incontri con funzionari europei di alto rango, seminari, campagne, workshop e altro ancora.

Alla ricostruzione del mosaico sul lavoro del Consiglio Europeo Palestinese per le Relazioni Politiche hanno contribuito Germania e ovviamente Israele.

Le autorità di sicurezza tedesche hanno riconosciuto il capo dell’EUPAC, Majed Al-Zeer, come una figura di spicco delle operazioni di Hamas in Europa, nominandolo addirittura “rappresentante” del gruppo terrorista arabo-palestinese “in Germania”, come rivelato a metà dicembre da Der Spiegel.

Lo Stato ebraico l’ha designato più di dieci anni fa come membro operativo di Hamas in Europa e fondatore del Centro per i rimpatri palestinesi a Londra.

Un altro leader dell’EUPAC è Mazen Kahil, anch’egli scoperto da Israele come appartenente alle operazioni di Hamas in Europa, già tesoriere del Comitato per la carità e il sostegno ai palestinesi (CBSP, per il francese Comité de Bienfaisance et de Secours aux Palestiniens), altro gruppo che nel 2003 gli Usa aggiunsero alla lista dei terroristi globali per legami finanziari con il gruppo terroristico arabo-palestinese.

Lo scopo del terrorismo di Hamas non è solo la distruzione dell’obiettivo in sé, ma le ripercussioni, gli effetti, le risonanze e il moltiplicatore della paura che incute.

Per arrivare a tutto questo, deve partire da lontano, anche da quell’Europa che ufficialmente lo considera un gruppo terrorista, ma nella pratica si dimostra miope e talvolta complice.

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