Attentato terroristico a Gerusalemme, otto feriti

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Attentato terroristico a Gerusalemme, otto feriti

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Attentato terroristico ieri a Gerusalemme, dove un’auto nelle vicinanze del mercato di Mahane Yehuda, nel pieno centro città, si è scagliata sui passanti. Il bilancio è di otto feriti, di cui uno veste in gravi condizioni.

Un civile presente ha ucciso il terrorista, Hatem Najima, un arabo di 39 anni residente del quartiere di Beit Safafa, già noto alle forze dell’ordine.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito l’episodio un attentato terroristico:

“Questo attacco, in questo posto e in questo momento ci ricorda che la Terra di Israele e lo Stato di Israele sono stati acquistati con grande sofferenza. Se fosse per loro ci ucciderebbero tutti. Noi abbiamo istituito un paese magnifico e un esercito magnifico a caro prezzo”.

L’attentato terroristico è avvenuto proprio mentre la capitale d’Israele, e il paese tutto, si stava preparando per celebrare Yom HaZikaron, “Il Giorno del Ricordo”, che commemora le vittime cadute in guerra o in azioni terroristiche.

Un caso? No. Pura volontà di attaccare proprio in questa giornata. Perché il terrorismo vuole colpire le fondamenta di Israele, la sua identità e la sua storia.

Quella storia che vorrebbe cambiare i diversi gruppo terroristici palestinesi, che hanno elogiato l’attentato di Gerusalemme.

Hamas ha definito l’azione:

“Una operazione eroica che rappresenta una reazione ai crimini degli occupanti nella Moschea al-Aqsa di Gerusalemme”.

Il Fronte Popolare e il Fronte democratico (democratico?) per la liberazione della Palestina hanno definito l’attacco:

“Un gesto eroico che conferma la determinazione del nostro popolo a portare avanti la resistenza come unica opzione per creare deterrente difronte agli occupanti”.

Nulla di nuovo. Neanche quella narrativa dove il termine “occupanti” viene spiattellato come un dato di fatto.

La lettura approssimativa e faziosa di molti non permette di andare in fondo alla questione. Perché accettando il termine, si accetta in automatico l’impossibilità della pace e della stabilità.

Questi sì, termini che andrebbero messi in agenda, ma che invece sembrano abbandonati da anni…

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