Maxi operazione contro il terrorismo islamico in Italia, 14 arresti

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Maxi operazione contro il terrorismo islamico in Italia, 14 arresti

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La lunga mano del terrorismo islamico è tornata a spaventare l’Italia, dove la polizia ha effettuato una maxi operazione per sgominare sul nascere una cellula composta da cittadini pachistani (14 arrestati), intenti a “creare cellule operative in Italia come parallelamente lo sono anche in Francia e in Spagna”.

Cellula che si rifaceva al “Gruppo Gabar”, legato a Zaheer Hassan Mahmoud, che nel settembre 2020 ferì con una mannaia due persone, davanti l’ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi.

Facendo riferimento su quanto accadde in Francia, ha parlato il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto:

“Oltre alle manifestazioni di vicinanza all’autore dell’attacco di Parigi e di piena condivisione delle motivazioni è stato possibile elaborare e documentare l’ipotesi associativa, stante i comprovati, stretti legami tra gli indagati molti dei quali immortalati, appena due mesi prima, insieme all’autore del menzionato attentato”.

Gli investigatori italiani sono partiti da Chiavari, dove un pakistano aveva ottenuto lo status di rifugiato politico e nel febbraio 2021 è finito in manette a Parigi perché circolava per la capitale parigina con un coltello da macellaio.

Dal comune ligure, le indagini hanno portato nella provincia di Modena e di Reggio Emilia dove il Gruppo Gabar faceva apologia del fondamentalismo e voleva reclutare futuri terroristi per unirsi al jihadismo.

Le indagini si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, che hanno evidenziato le intenzioni del nascente gruppo.

Un network internazionale del terrorismo islamico che aveva fatto tappa in Spagna e i Francia e voleva sbarcare in Italia.

Italia che, in un modo o in un altro, diventa ponte o meta del terrorismo islamico, su cui la Comunità Internazionale sembra abbia spento i riflettori.

Invece occorre non abbassare la guardia, perché i terroristi islamici sono molto più organizzati di quanto si voglia far credere.

L’episodio del “Gruppo Gabar”, inoltre, dovrebbe aver spazzato via quella campagna giornalistica (e politica?) atta a presentare il terrorismo islamico come un mucchio di cani sciolti e senza organizzazione.

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