Shoah, rubata targa alla memoria dei bambini ebrei salvati a Sciesopoli

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Antisemitismo

Shoah, rubata targa alla memoria dei bambini ebrei salvati a Sciesopoli

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È stata rubata la targa alla memoria dei bambini ebrei salvati a Sciesopoli, in provincia di Bergamo. L’oggetto in metallo ricordava una bella storia di accoglienza avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale in Italia, che aiutò circa 800 bimbi ebrei, sopravvissuti ai lager nazisti.

A darne la triste notizia è stato lo stesso Comune di Selvino:

“Essendo per noi un simbolo importante, a ricordo del passaggio di 800 bambini ebrei che a Selvino hanno trovato nuova vita, faremo le dovute denunce presso le forze di polizia. Chiediamo la collaborazione di tutti nell’inviarci segnalazione nel caso venisse avvistata sul territorio oltre che richiedere agli autori di questo sgradevole gesto di riposizionarla presso l’albero della memoria”.

Ancora più pungente la dichiarazione fatta dalla sezione di Bergamo dell’associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (ANED) che ha parlato apertamente di odio nei confronti del popolo ebraico, condannando “il vile gesto antisemita”.

Chi erano i bambini di Selvino?

I piccoli sono stati un gruppo di circa 800 bimbi ebrei, accolti in Italia dopo la Guerra a Selvino sulle Prealpi bergamasche della Val Seriana.

Il 21 settembre 1945 l’ex-colonia fascista fu ufficialmente affidata alla comunità ebraica milanese e da essa alla Brigata ebraica grazie al Governo Alleato e all’interessamento di Ferruccio Parri e del sindaco di Milano Antonio Greppi.

I bambini erano sopravvissuti agli orrori dei campi di sterminio e qui vennero accaduti sia fisicamente che psicologicamente e (ri)educati alla tradizione e alla cultura ebraiche, in attesa del loro trasferimento in Israele.

Nella struttura apprendevano un mestiere alla mattina e giocavano al pomeriggio. Una vita serena dopo le barbarie subite durante la guerra.

Aver trafugato questo simbolo significa scagliarsi contro l’accoglienza, contro il vivere civile, contro l’aiuto dato al prossimo, non ultimo vuol dire calpestare la memoria di bambini a cui fu strappata la propria famiglia, morta per mano della Germania nazista.

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