Le provocazioni dei nemici di Israele e la nostalgia del Bund

L'ennesima insulsa ed offensiva provocazione dei propal all'Università di Torino permette di occuparci del Bund, un movimento socialista ebraico russo poco conosciuto

Ugo Volli
Ugo Volli
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Israele, Medio Oriente, pregiudizio antisraeliano

Le provocazioni dei nemici di Israele e la nostalgia del Bund

L'ennesima insulsa ed offensiva provocazione dei propal all'Università di Torino permette di occuparci del Bund, un movimento socialista ebraico russo poco conosciuto

Anche quest’anno un fantomatico gruppo che si firma “Freedom for Palestine – Boycott Israel” ha diffuso un volantino all’università di Torino in cui annuncia una serie di “seminari autogestiti” in occasione del Giorno della Memoria. Sono quattro occasioni intitolate «1933: patto col diavolo. Il boicottaggio ebraico della Germania e l’accordo commerciale tra nazisti e sionisti», «Frontiere chiuse agli ebrei. La Shoah e le responsabilità degli Alleati: da Evian al fallimento delle operazioni di soccorso», «Le stelle saranno il nostro testimone». Letture e discussione da «Cinque anni nel ghetto di Varsavia di Bernard Goldstein» e «Autonomia nazional culturale senza Stato. La soluzione del Bund alla questione ebraica».

E’ naturalmente un’iniziativa scandalosa, veramente schifosa, che ha lo scopo evidente di togliere agli ebrei anche il diritto di ricordare da sé il genocidio di cui sono stati oggetto. Ci vuole una gran faccia tosta per promuovere un’iniziativa del genere. Come ha scritto il solo politico torinese che abbia preso posizione sulla vicenda, il leghista Fabrizio Ricca (non una parola, a quel che ne so, dagli antifascisti facili allo scandalo del Pd e dintorni) «Usare il sionismo come nuovo antisemitismo è da nazisti. Vergogna».

Vale la pena di notare però un paio di cose. La prima è che gli autori di queste iniziative non c’entrano nulla con l’università. Non sono stati in grado di indicare un’aula per i loro “seminari” ma hanno indicato un appuntamento nell’”atrio centrale” del Campus Luigi Einaudi, evidentemente con l’intenzione di entrare senza permesso in un’aula. Evidentemente non contano di mobilitare le folle, ma solo di fare notizia con le loro provocazioni. Il fatto è che le forze dell’ordine hanno praticamente abbandonato il Campus agli autonomi no tav e antisemiti. Anche il loro riferimento nel corpo docente, tale Diana Carminati, che ha anche denunciato Fabrizio Ricca per le sue prese di posizione contro queste iniziative, in realtà non è una docente, anche se spesso viene indicata come professoressa, ma è una pensionata che passa il tempo a fare la palestinista.

torino-universita-israele-bund-sionismo-progetto-dreyfusL’altra cosa che puà essere significativo considerare sono i loro argomenti. Naturalmente se la prendono con il tentativo sionista di estrarre quanti più ebrei possibili dalla macchina del genocidio, anche trattando con i nazisti per comprare la salvezza di coloro che i nazisti erano disposti a rilasciare a pagamento. E’ un argomento noto, ci sono parecchi libri e perfino film che ne parlano, si sa anche che Il Gran Muftì di Gerusalemme Muhammad Amīn al-Husaynī, padre dell’Olp, riuscì ad opporsi a questi commerci e a far sì che non ci fossero eccezioni alla Shoah. Farne scandalo è un tipico artificio retorico antisemita, per esempio usato nel libro negazionista di Mahmoud Abbas, attuale dittatore dell’Autorità Palestinese e successore, in un certo senso del Gran Muftì.

L’argomento più interessante però è quello dei due seminari finali, in cui si indica come alternativa “buona” al sionismo il movimento bundista, che avrebbe propugnato come “soluzione alla questione ebraica” (sinistro lapsus da parte di chi ha scritto il volantino, manca solo “finale”) l’”Autonomia nazional culturale senza Stato”. Il tema è interessante perché lo stesso rimpianto dei provocatori di Torino è stato espresso da alcuni “diversamente sionisti” collaboratori di Moked/Pagine ebraiche, che ripetutamente hanno rilanciato il bundismo come ideale ancora attuale (per esempio qui), giustamente criticati da Emanuele Calò.

Il Bund è stato un tentativo di organizzazione socialista autonoma degli ebrei dell’impero russo, certamente una nobile iniziativa, che però da un lato si è opposto duramente al sionismo e ne è stato sconfitto nel primo decennio del secolo scorso, dall’altro si è opposto al socialismo generale russo e in particolare ai bolscevichi che ne hanno spazzato via i resti appena preso il potere. Non ha partecipato dunque né alla fondazione dello Stato di Israele né alla rivoluzione russa, è uno di quegli esperimenti che la storia ha eliminato senza tracce e a parte le qualità morali dei suoi membri ha il solo merito, agli occhi di chi lo rievoca oggi di contestare la legittimità dello stato di Israele, indicando la soluzione di una “autonomia culturale senza stato” che non ha mai funzionato da nessuna parte al mondo ed è stato completamente distrutto oltre un secolo fa. Che dei nemici espliciti dello stato di Israele, sostenitori del palestinismo che aspira a distruggere non solo Israele ma il popolo ebraico, si capisce. Che sulla stessa linea vi siano collaboratori dei media ebraici, sconcerta non poco.

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