In ricordo di Rav Elia Enrico Richetti, personaggio fondamentale dell’ebraismo italiano

Rav Scialom Bahbout ricorda l'amico scomparso recentemente

Rav Scialom Bahbout
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Editoriali

In ricordo di Rav Elia Enrico Richetti, personaggio fondamentale dell’ebraismo italiano

Rav Scialom Bahbout ricorda l'amico scomparso recentemente

rav-elia-richetti-progetto-dreyfusHo avuto modo di conoscere Rav Elia Richetti quando si presentò agli esami del Collegio Rabbinico Italiano come privatista. Ricordo che fece degli esami eccellenti. Considerando la sua preparazione e il fatto che i corsi in una struttura come quella del CRI si sarebbero prolungati a lungo, decise molto coraggiosamente di continuare gli studi in Israele. Studiò sotto la guida di Rav Shear Yashuv Hakohen presso il Makhon Harry Fisher: uno studio intensivo che gli permise di raggiungere il titolo rabbinico più rapidamente e anche in maniera più approfondita. Il desiderio di dedicarsi agli studi rabbinici era dovuto tra l’altro all’ammirazione di Elia per il nonno Ermanno Friedenthal, rabbino capo di Milano. Questo desiderio lo spinse a tornare da Israele in Italia dove prestò la sua opera come rabbino in Comunità importanti come Trieste e Venezia e come segretario dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, di cui fu anche presidente. Le sue relazioni erano puntuali e corrette e bisogna riconoscere che da quando ha lasciato questo incarico nessuno è stato capace di continuare la sua opera con uguale dedizione e precisione.

Ma Elia non fu solo questo: persona pratica era anche Sofer (ricordo che tutti i venerdì al Campeggio del DAC controllava il Sefer Torah e se necessario lo correggeva), faceva parte del Beth din del Centro e Nord Italia, dove ha svolto la sua opera per molti anni con ottimi risultati, sotto la guida di Rav Giuseppe Laras z.l. Elia aveva anche ottenuto il titolo di Mohel, lavorando in Israele nell’Ospedale Rambam. A parte tutte queste qualità e capacità, era a tutti noto che aveva una gran bella voce ed era capace di passare nella lettura della Torà da un minhag a un altro senza problemi: italiano, sefardita, ashkenazita, goriziano ecc.  Naturalmente a Elia amava la hazanut e più di una volta si è esibito in concerti in Italia e all’estero.

Il ricordo più bello è per me la sua partecipazione ai Campeggi per famiglie dove teneva banco con il suo Shofar Hamorim (uno spettacolo umoristico-satirico nei campeggi ebraici di qualche decennio fa, ndr) , continuando così una tradizione familiare (avevo sentito i genitori in una esibizione a un campeggio estivo a Bagni del Masino).  Era l’animatore, ma anche l’autore di molte “prese in giro” come si usava fare al Campeggio, e il suo sorriso era contagioso. 

La capacità di mettere insieme tutte queste caratteristiche: lo studio, l’insegnamento, l’impegno nell’accogliere le persone e nell’applicazione delle norme, la hazanut e l’ironia scherzosa, lo rendevano veramente unico.

Caro Elia, il tuo ricordo e il tuo esempio siano di benedizione.

Mino  

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