Calabria, i rabbini alla ricerca dei cedri per Sukkot

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Da Mosca a New York, da Budapest a Varsavia, i rabbini di tutto il mondo si sono recati in Calabria per scegliere personalmente il cedro (etrog), che costituisce il Lulav, simbolo di Sukkot, la festa che celebra il ricordo delle capanne che il popolo ebraico costruì durante il lungo viaggio che lo portò nella Terra Promessa, in Erez Israel, che quest’anno inizia la sera del 16 ottobre.

Perché proprio in Calabria? Semplice, perché solo in questa regione e precisamente nelle campagne di Santa Maria del Cedro, provincia di Cosenza, viene coltivato di qualità liscio diamante, esattamente come vuole la tradizione ebraica, come ricordano i rabbini presenti:

Cerchiamo quello che la Bibbia chiama “il frutto dell’albero più bello”. In mancanza di riferimenti precisi a quale sia questo albero, ci affidiamo alla tradizione, e da trecento anni il cedro di più forte tradizione è quello liscio della Calabria. Vanno bene anche i cedri di Israele, mentre quelli del Marocco e di Corfù sono più contestati.

Perché i rabbini selezionano personalmente i cedri, non potrebbero farseli recapitare? No, a spiegarlo è Moshe Lazar, rabbino Chabad a Milano:

Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso i contadini vendevano i cedri a un solo negoziante qui in Calabria. E lui li rivendeva ai fratelli Kré, commercianti di Genova, che li esportavano poi in tutto il mondo. Finché a un grossista che stava a Lugano è venuta voglia di venire fin qui a vedere. E quando è arrivato ha scoperto che i cedri erano stati innestati con l’arancio amaro e ha lanciato l’allarme a tutti. Da allora veniamo personalmente.

L’innesto è proibito per la legge ebraica che vuole esclusivamente credi purissimi “baston”, cioè non innescati.

Il primo a capire di avere un prodotto unico è stato Francesco Maria Fazio, 66 anni, sindaco di Santa Maria del Cedro dal 2004 al 2009, che ha detto:

Il cedro è uno straordinario retaggio biblico. Ebrei sono quelli che adesso vengono a comprare i nostri cedri ed ebrei erano coloro che in epoca ellenica e poi romana li piantarono qui, duemila anni fa. Insomma, la storia ritorna, facendo emergere le profonde radici ebraiche nell’Italia del Sud.

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