Mossad, rivelato l’ultimo messaggio di Eli Cohen dalla Siria

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Mossad, rivelato l’ultimo messaggio di Eli Cohen dalla Siria

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19 gennaio 1965. Nelle segrete stanze del potere israeliano arriva un telegramma dalla Siria. A mandarlo è Eli Cohen e riguarda “una discussione allo stato maggiore” di Damasco, cui partecipa l’allora “presidente Amin Al-Hafez”.

È l’ultima comunicazione di uno degli agenti segreti più conosciuti della storia del Mossad, le cui informazioni si rivelarono decisive per la vittoria nella guerra di Sei Giorni di due anni più tardi.

Da allora di Eli Cohen si sa solo che sia stato impiccato nel 1965 nella capitale siriana.

Da allora voci e controversie hanno riempito il dibattito pubblico sul suo operato e sulle presunte pressioni subite dai vertici del Mossad per mandare più segreti possibili.

Ha trasmesso troppo tanto da attirare su di sé le attenzioni siriane? È stata una sua iniziativa oppure il servizio segreto israeliano lo premeva? Ha obbedito agli ordini oppure non ha rispettato i dettami che arrivavano dal Mossad?

Domande che a 57 anni dagli eventi hanno trovato una risposta grazie al capo del Mossad David Barnea, che ha rivelato l’ultimo messaggio di Eli Cohen, di cui sopra, e i motivi che portarono alla sua cattura.

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Eli Cohen venne arrestato perché le sue informazioni furono intercettate dagli agenti siriani. Al centro della sua cattura di ci fu una “normale” storia spionaggio:

“Eli Cohen è stato tra i nostri migliori agenti. Tutti impariamo da lui, anche oggi, dal suo sionismo, dal suo sacrificio e dalla sua dedizione. È stato catturato semplicemente perché le sue trasmissioni sono state intercettate e triangolate dal nemico”.

È quanto affermato da Barnea in occasione di un evento di inaugurazione del nuovo Museo Eli Cohen a Herzliya.

Fine della spy story? No, perché Israele non abbandona nessuno dei suoi figli. E per questo Barnea ha promesso che non verranno interrotte le ricerche per trovare i resti di Eli Cohen e riportarlo a casa, nella sua amata Israele.

La Siria, infatti, non hai restituito il corpo allo Stato ebraico, che non smetterà nel tentativo di riavere uno dei suoi migliori agenti.

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