La Procura Militare libanese ha arrestato cinque persone con l’accusa di essere gli attentatori che il 14 dicembre scorso hanno ucciso un casco blu di origine irlandese e ferito tre commilitoni ad Akbye, a nord della città meridionale di Tiro.

Tutti gli arrestati fanno parte del gruppo terroristico Hezbollah e tutti sono accusati di omicidio volontario.

Nell’immediatezza dei fatti, gli organi di informazione vicino a Hezbollah avevano definito l’accaduto “un incidente non premeditato”.

L’emittente televisiva “Al Janoubia”, citando fonti giudiziarie, aveva fatto sapere che “ci sono dei sospetti circa l’identità degli aggressori”.

Ma al momento non si è a conoscenza se i sospetti sono gli stessi cinque membri di Hezbollah finiti in arresto.

Potrebbe esserci, quindi, una svolta nell’inchiesta sull’attentato in Libano.

Cosa successe il 14 dicembre scorso?

Ufficialmente non ne sappiamo molto di più rispetto alle prime ricostruzioni. Sì, perché pe tre inchieste condotte rispettivamente da Unifil, dal governo irlandese e dalle autorità libanesi non ha portato, almeno pubblicamente, grosse novità.

Quanto fatto sapere negli ultimi giorni ricalca le informazioni di dicembre: per ragioni sconosciute, un veicolo di Unifil era finito in una strada secondaria, vicina all’autostrada che collega la città meridionale di Tiro alla capitale Beirut, con a bordo sette soldati del contingente irlandese di Unifil, che stavano raggiungendo l’aeroporto internazionale della capitale libanese.

Lì l’assalto, la sparatoria e la morte del casco blu.

I dubbi non sono stati fugati.

Cosa ci faceva un veicolo Unifil in quella strada dove Hezbollah ha pressoché il controllo?

E perché i miliziani del gruppo terroristico hanno sparato nonostante il veicolo fosse delle Nazioni Unite?