Kerry incontra Netanyahu a Gerusalemme: “Israele ha il diritto di difendersi”

Mentre gli USA lavorano a una soluzione temporanea Abbas alle Nazioni Unite riprende ad incitare i suoi

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Mario Del MonteEditor
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Kerry incontra Netanyahu a Gerusalemme: “Israele ha il diritto di difendersi”

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kerry netanyahu

Il Segretario di Stato americano John Kerry ha incontrato questa mattina il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme per discutere dei continui attacchi terroristici che stanno colpendo i civili israeliani.

“Sono qui per parlare con il Primo Ministro delle possibili strade che si possono intraprendere e di come possiamo lavorare insieme per fermare il terrorismo, per fermare questa insensata violenza e ristabilire la serenità per iniziare a fornire quelle concrete opportunità che le persone ragionevoli di tutto il mondo stanno cercando per loro stessi e per le loro famiglie” sono state le parole con cui Kerry ha aperto l’incontro.

Si tratta della prima visita ufficiale da un anno a questa parte. Prima di dirigersi verso Ramallah per discutere con Mahmoud Abbas, Kerry avrà l’occasione di incontrare anche il Capo di Stato Reuven Rivlin. Secondo il quotidiano Haaretz al centro del dibattito fra i due ci saranno una serie di misure che Israele dovrà adottare nella West Bank per cercare di riportare alla calma i palestinesi. In cambio l’amministrazione Obama dovrebbe accettare il nuovo piano per la costruzione di insediamenti nel blocco israeliano, una parte della West Bank che secondo gli Accordi di Oslo dovrebbe comunque rimanere in mano israeliana anche dopo la nascita di uno Stato palestinese. Nella conferenza stampa però l’argomento non è stato nemmeno accennato e i due leader si sono limitati a una generica condanna nei confronti del terrorismo ovunque esso colpisca.

Proprio sul tema terrorismo Netanyahu ha voluto concentrare la sua attenzione ricordando al mondo come questa non sia una battaglia solo di Israele e che a ciò che sta concretamente compiendo l’Occidente va aggiunto un certo impegno nello sconfiggere l’incitamento alla violenza. “Crediamo che tutta la comunità internazionale debba supportare questi sforzi. Non è solo la nostra battaglia ma quella di tutti. E’ una lotta fra civilizzazione e barbarie” ha aggiunto Netanyahu.

Kerry ha ammesso che la sua visita arriva in un momento particolarmente delicato e problematico. Il Segretario di Stato ha condannato la violenza quotidiana a cui sono sottoposti i cittadini israeliani, costretti a vivere nella paura di essere accoltellati o investiti con un automobile. Inoltre ha aggiunto che Israele ha non solo il diritto di difendersi da questi attacchi ma anche il dovere nei confronti dei suoi cittadini. Curiosamente però il capo della diplomazia americana non ha direttamente menzionato la morte di Ezra Schwartz, il diciottenne del Massachussetts ucciso a colpi d’arma da fuoco nella periferia di Gerusalemme giovedì, e ha lamentato genericamente “l’omicidio di alcuni americani fra cui un liceale”. Ieri Kerry aveva chiamato la famiglia Schwartz mentre si trovava ad Abu Dhabi, la prima meta del suo tour mediorientale.

Nel frattempo Mahmoud Abbas non sembra interessato ad abbassare i toni. Il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese ieri ha ripetuto due delle solite accuse nei confronti di Israele e che secondo lui sarebbero alla base della “furiosa risposta palestinese”: il tentativo da parte di Israele di cambiare lo status quo al Monte del Tempio di Gerusalemme e le esecuzioni extragiudiziali dei palestinesi colpevoli di terrorismo.

Le parole di Abbas sono state pronunciate durante la Giornata Internazionale della Solidarietà con la Popolazione Palestinese indetta dalle Nazioni Unite. Inoltre il Presidente dell’ANP ha lamentato il fatto che gli estremisti ebrei possano agire indisturbati grazie alla protezione offertagli dall’esercito israeliano. Parlando davanti alle Nazioni Unite Abbas ha riversato esclusivamente su Israele la responsabilità dei recenti attentati terroristici condotti dai palestinesi:

“I recenti eventi sono il risultato della diminuzione della speranza, della situazione di strangolamento, assedio e pressione, della mancanza di sicurezza sentita dal nostro popolo. Tutto questo ha generato frustrazione e la furiosa risposta di questo periodo è l’inevitabile risultato di ciò di cui vi avevamo già messo in guardia. La continuazione dell’occupazione israeliana, i crudeli arresti e la detenzione di civili, le esecuzioni extragiudiziali di bambini e adolescenti, il blocco su Gaza, la demolizione delle abitazioni, i ripetuti e brutali attacchi di coloni ebrei terroristi contro la nostra gente e le loro proprietà, le provocazioni contro i nostri luoghi sacri. Tutto questo conferma l’arroganza e l’intransigenza di Israele con le sue continue violazioni del diritto internazionale, il suo rifiuto della pace e la sua ideologia coloniale espansionista, soggiogatrice e avida.”

Lo scorso mese Abbas aveva fatto infuriare il governo israeliano quando in diretta televisiva aveva accusato falsamente Israele di aver giustiziato un adolescente palestinese che aveva preso parte in un attentato terroristico di Gerusalemme in cui vennero ferite due persone. Venne fuori invece che Ahmed Manasra, 13 anni, era rimasto gravemente ferito dopo essere stato investito da un automobile mentre cercava di fuggire dalla polizia in seguito all’attentato. E’ stato curato in un ospedale israeliano ed è attualmente detenuto dalle autorità.

Anche Saeb Erekat, uno dei più alti funzionari dell’OLP ed ex capo negoziatore per i palestinesi, ha accusato Israele di condurre esecuzioni extragiudiziali ed ha incolpato esclusivamente lo Stato ebraico per gli ultimi due mesi di violenze. Erekat ha dichiarato che se nel prossimo incontro con Kerry non verranno fatti passi avanti, l’ANP potrebbe decidere di mettere fine alla collaborazione con Israele sul fronte della sicurezza. Secondo Erekat il vero responsabile del terrorismo palestinese sarebbe Netanyahu, colpevole di aver ridotto a zero le speranze dei giovani palestinesi rifiutandosi di accettare uno Stato palestinese indipendente con confini pre-1967 e concedendo nuove costruzioni di insediamenti in West Bank. Secondo Erekat Netanyahu avrebbe distrutto sia la soluzione a due Stati che il blocco di moderati all’interno della società palestinese.

Difficilmente gli Stati Uniti, impegnati ora nella complicatissima guerra in Siria, vorranno spingere per trovare subito un accordo fra le parti. Ci si aspetta che Kerry provi semplicemente a calmare la situazione invitando le parti a recedere dall’uso della violenza. Inoltre è possibile che il Segretario di Stato USA voglia chiedere ad Abbas cosa intendeva quando a Settembre ha dichiarato di non ritenersi più vincolato dagli Accordi di Oslo, i negoziati che sono alla base del processo di pace e della creazione di uno Stato palestinese.

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