Israele oasi nel deserto per la comunità LGBT

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Mario Del MonteEditor
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Se mai ce ne fosse stato bisogno, Israele si conferma campione nel campo dei diritti LGBT. La società israeliana non solo è l’unica nella regione mediorientale dove gli omosessuali sono accettati e possono esprimere la loro sessualità liberamente, è anche avanti anni luce a quelle Occidentali per quanto riguarda quei diritti che ancora fanno fatica ad affermarsi.

In Israele sarà possibile ora cambiare la designazione di genere sulla propria carta d’identità senza dover effettuare prima l’operazione chirurgica per il cambio di sesso. La decisione è stata presa dalla Corte Suprema Israeliana che ha accolto il ricorso di 2 cittadini transgender a cui il Ministero dell’Interno aveva permesso di cambiare nome ma non il genere sulla carta d’identità per il quale era necessario l’intervento chirurgico. La motivazione è quella di accodarsi ad alcuni Stati, in particolare in America, che riconoscono attraverso il parere di un medico o di un assistente sociale la possibilità per la persona di identificarsi con il sesso opposto.

In base a questa nuova procedura, concordata con i Ministeri di Salute e Giustizia, la preesistente commissione, che si occupava di approvare le operazioni di cambio sesso, fisserà dei criteri per cui si possa realizzare il cambio di genere senza intervento chirurgico e certificherà i candidati che desiderino registrare ufficialmente tale modifica nel documento d’identità.

Di pochi giorni fa è invece la notizia del primo ufficiale transgender nelle file dell’IDF: Shachar, pseudonimo usato per proteggere la sua privacy, in un momento storico in cui gay e lesbiche non possono ancora servire ufficialmente negli eserciti di tutto il mondo, non solo ha dimostrato capacità di comando guadagnandosi il rispetto dei suoi superiori, ha anche spinto i vertici dell’esercito israeliano ad accelerare l’implementazione dei nuovi protocolli per garantire la tolleranza da parte degli altri ufficiali e per assicurare che IDF si prenderà in carico i costi delle cure ormonali e delle eventuali operazioni chirurgiche.

Nel 2011 l’esercito americano ha abolito la regola del “non chiedere, non dire” permettendo così a migliaia di gay e lesbiche di partecipare al reclutamento militare. Regola che però non è stata estesa ai transgender per via di un divieto normativo sanitario. Shachar rappresenta un esempio positivo per tutti gli eserciti del mondo e nella sua intervista con buzzfeed racconta il momento in cui ha deciso di uscire allo scoperto con i suoi commilitoni: “erano curiosi, avevano un sacco di domande, ma principalmente erano tutti molto felici per me.”

La legge israeliana prevede che nessuno, al momento dei test fisici per l’arruolamento, possa chiedere circa le abitudini sessuali degli applicanti. Esistono degli appositi uffici dove poter chiedere consulti psicologici o avanzare richieste particolari. Nel caso di Shachar infatti nessuno ha posto problemi quando ha espresso il bisogno di avere una doccia e uno spogliatoio separato. L’investimento più grande che è stato effettuato è quello dell’educazione di tutti i soldati al rispetto delle diversità e della punizione dei casi in cui venga a mancare la tolleranza da parte degli ufficiali.

 

 

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