Rapire un soldato israeliano e attaccare le forze di sicurezza dello Stato ebraico nella West Bank. Era il piano di Hamas sventato dallo Shin Bet, che ne ha dato notizia attraverso un comunicato.

L’indagine ha rivelato che i membri della cellula erano in possesso di esplosivi (alcune prove sarebbero state fatte in un’abitazione), avevano tracciato vie di fuga e preparato un posto dove nascondere il militare da rapire, nonché avevano raccolto informazioni per conoscere le abitudini dei soldati israeliani nell’area di Binyamin.

Le forze di sicurezza di Israele, inoltre, hanno fatto sapere di aver arrestato nove persone sospettati di essere coinvolti nel progetto del terrorismo palestinese:

“Alla luce della gravità dell’attacco che avevano pianificato, i membri della cellula hanno operato in modo isolato, pur mantenendo la massima segretezza per evitare di rivelare le loro attività”.

Due anni fa lo Shin Bet aveva già arrestato 50 terroristi di Hamas, facenti parte di una rete che aveva pianificato attentati contro Israele nella West Bank. Alcuni hanno un vincolo di parentela con i nove sopra citati.

Era il 2021, un anno che si è rivelato importante per un cambio di strategia di Hamas. Nell’ultimo anno e mezzo, infatti, il gruppo terroristico ha spostato il cambio di battaglia da Gaza alla West Bank e (ovviamente) in Israele. Questo perché vuole provare a mantenere una relativa calma nella Striscia, dove le proteste della popolazione sono aumentate per l’assenza di luce e gas e in generale per le cattive condizioni di vita.

A crederlo sono i funzionari e gli analisti israeliani, secondo cui Hamas continua a destabilizzare l’area dal loro quartier generale della Striscia di Gaza.

E l’Autorità Palestinese e Abu Mazen cosa fanno? Stanno a guardare mentre Hamas porta scompiglio nel “proprio” territorio?