Israele, ferita in un attentato muore dopo sei anni di coma

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David Spagnoletto
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Israele, ferita in un attentato muore dopo sei anni di coma

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Hodaya Asulin è morta dopo sei anni di coma all’ospedale Hadassah Ein Kerem di Gerusalemme. Era il 2011 quando l’allora 14enne rimase gravemente ferita nello scoppio di una bomba nascosta da un terrorista palestinese in uno zaino vicino a una fermata di un autobus. Sei lunghi anni, in cui parenti e amici non l’hanno mai lasciata sola, nella vana speranza che il suo volto innocente potesse tornare a sorridere.

Hodaya Asulin viveva a Meyo Dotan e quel maledetto 23 marzo l’attentato al centro della città non le fece tornare a casa, così come a Mary Jean Gardner, una turista britannica di 59 anni che perse la vita sul colpo. Attentato che provocò anche il ferimento di trenta persone.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu si è stretto attorno al dolore della famiglia della ragazza:

“Invio le condoglianze dal profondo del mio cuore alla famiglia di Hodaya Asulin.L’intera nazione israeliana sta abbracciando e sostenendo la famiglia, che ha avvolto Hodaya nel calore e nella dedizione sin dal terribile attacco, che la sua memoria rimanga per sempre benedetta e nascosta nel nostro cuori”.

Nel novembre del 2013 una corte militare ha condannato all’ergastolo il palestinese Hussein Ali Qawasmeh, ritenuto responsabile dell’attentato.

Dimentichiamo questo nome e ricordiamo esclusivamente quello di Hodaya Asulin, perché troppo spesso sono i carnefici che fanno la storia e le vittime diventano solo un pretesto per raccontare il male.

Lo dobbiamo a Hodaya Asulin, ai suoi familiari, ai suoi amici, ai ragazzi con cui sarebbe uscita, all’uomo che avrebbe sposato e ai figli che avrebbe cresciuto.

Per una volta facciamo che il motore della storia sia il bene. Facciamo che siano i buoni a farla scrivere, senza lasciar spazio a quell’odio che vorrebbe vedere gli israeliani e gli ebrei protagonisti del passato.

Hodaya Asulin era solo una ragazza che voleva vivere.

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