Aperta nuova inchiesta sull’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982

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David Spagnoletto
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Aperta nuova inchiesta sull’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982

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In Italia non ci sono misteri. Ci sono solo segreti, e tanti. I depositari sono un determinato gruppo di persone, non tante, ma neanche così poche come si potrebbe immaginare. Alcuni hanno portato nella tomba la verità, che comunque è scritta in qualche documento finito per “errore” nell’inchiesta sbagliata.

Il silenzio è stato ripagato con fedine penali immacolate, passati vicini agli estremismi cancellati e quel mix di ragion di Stato, realpolitik e convenienze, che ha sempre giustificato le bocche cucite.

Tra i segreti d’Italia c’è anche l’attentato alla Sinagoga Maggiore di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, giorno il cui il terrorismo palestinese uccise Stefano Gaj Taché di soli due anni e ferì 37 persone.

In queste ore, la Repubblica ha rivelato l’apertura di un nuovo fascicolo d’inchiesta da parte della Procura di Roma, che dopo quasi quattro decenni prova a far luce su quanto avvenuto quel maledetto giorno.

La notizia è stata salutata con favore dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, secondo cui “l’inchiesta rappresenta per noi la riparazione di un torto subito”:

“Quegli anni furono caratterizzati da un clima di ambiguità nei confronti degli ebrei romani visti come parte in causa di un conflitto lontano, remoto, appartenente a un altro paese. Vi fu una pressione da parte di alcune forze politiche per rimuovere la questione. L’attentato e la nebbia calata su quei fatti rappresentano una pagina triste del nostro paese. Va a Mattarella il merito di aver riaperto, nel 2015, con le sue parole, il caso”.

La CER, inoltre, ha fatto sapere di star studiando l’eventualità di costituirsi parte civile di un possibile processo, “perché in quell’attentato è stata colpita l’intera Comunità.”

In quell’attentato è stata colpita l’intera Comunità, chi era presente e chi era assente. In quell’attentato sono state colpite anche le generazioni a venire, che non hanno ricevuto risposte dai genitori, non per incapacità, ma perché la verità non la sanno neanche loro.

E questo perché qualcuno in alto ha ritenuto opportuno tacere, barattando la verità con chi sa quale vantaggio.  

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