Gli aiuti umanitari in Nepal non hanno migliorato la reputazione di Israele

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Mario Del MonteEditor
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Israele

Gli aiuti umanitari in Nepal non hanno migliorato la reputazione di Israele

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La quantità di aiuti umanitari offerti da Israele al Nepal dopo il devastante terremoto è stata indubbiamente impressionante. Duecentocinquanta delegazioni hanno curato almeno milleseicento feriti e Israele è risultato il secondo paese ad aver inviato più uomini e risorse.

Dare sollievo alle popolazioni colpite da disastri naturali è diventata ormai una specialità degli israeliani: Ruanda, Haiti, Giappone, Filippine, Turchia ed Egitto sono solo alcuni degli Stati che hanno beneficiato dell’apporto dei volontari israeliani in momenti critici della loro esistenza. Ogni volta però i critici di Israele hanno accusato i governi di voler speculare sulle tragedie, un modo per sviare l’attenzione della comunità internazionale dalla questione palestinese. Non sia mai che i “cattivi israeliani”, maestri nell’arte della medicina, compiano un gesto altruista o facciano semplicemente la cosa giusta senza doppi fini.

Le ultime operazioni umanitarie dimostrano come non sia realistico per Israele aspettarsi un miglioramento nelle relazioni internazionali aiutando paesi che non sono delle Superpotenze. Nessuno degli Stati che ha ricevuto aiuti da Israele ha cambiato il suo modo di votare nell’Assemblea Generale dell’ONU, nessun Ministro degli Esteri ha dichiarato il suo sostegno a Israele nei vari forum internazionali e i portavoce dei vari governi hanno sempre evitato di nominare Israele durante i ringraziamenti. Escludendo il caso di Haiti, che generò un certo interesse internazionale, i giornalisti hanno sempre preferito concentrare la loro attenzione altrove.

In ogni caso, aiutare gli altri aspettandosi un giusto riconoscimento in termini di fama è davvero un atto di cinismo? Al limite sarebbero da biasimare gli Stati che hanno scelto di intervenire, non chi ha cercato di mostrare una faccia diversa da quella conosciuta nel mondo. Una faccia che il Primo Ministro Netanyahu ha chiamato “la vera faccia di Israele, uno Stato che ama la vita e ama salvare vite.”

E che dire poi dell’assistenza fornita alle vittime della guerra civile siriana? Israele non ha nemmeno pubblicizzato il fatto che moltissimi siriani vengono tutt’ora curati negli ospedali dello Stato ebraico. Gli israeliani sono esseri umani e come tali sono orgogliosi degli strumenti che hanno a disposizione per aiutare il prossimo, il loro supporto non viene fornito esclusivamente quando un paese è  in emergenza grazie all’Agenzia Mashav che si occupa di cooperazione dal 1957. David Ben Gurion, uno dei padri fondatori dello Stato d’Israele, ebbe a dire al riguardo che “per Israele la cooperazione è sia un dovere morale che una materia rilevante politicamente”, non è una contraddizione: a volte è possibile far convergere gli interessi e i valori in una combinazione benefica per tutte le parti in causa.

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