D’Alema: una passione per l’Islam politico, terroristi compresi

Victor Skanderbeg Romano
Victor Skanderbeg Romano
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Dossier

D’Alema: una passione per l’Islam politico, terroristi compresi

Massimo D'Alema
Una volta mi raccontarono che negli anni sessanta Massimo D’Alema era un ragazzo di poche idee, senza particolari capacità, ma di grande furbizia. Mi raccontarono anche che la spinta decisiva per la sua scalata ai vertici del PCI arrivò dal padre Giuseppe, partigiano gappista e deputato comunista per ben cinque legislature. Ad oggi, ho tutti i motivi per credere che quel ragazzo mediocre sia riuscito comunque a sfruttare al meglio quella sua unica qualità.

Diciamoci la verità, con gli spazi reali del comunismo erosi dal progresso civile, D’Alema non poteva rimanere con le mani in mano e morire comunista. Doveva trovare un modo per rimanere a galla e alla fine ce l’ha fatta, diventando uno dei maggiori sostenitori dell’islam in tutte le sue forme. Certo, bisogna ammettere che D’Alema non abbia mai provato a nascondere il suo apprezzamento verso tutta la combriccola di terroristi ed ex-terroristi mediorientali. Già nel 1976 aveva criticato l’operazione Entebbe e espresso simpatia per i terroristi palestinesi, definendo la prima “in contrasto con quella prospettiva di amicizia, solidarietà e cooperazione fra i popoli, particolarmente del Terzo mondo.”

d'alemaDall’appoggio e all’amicizia dati ad Arafat e ai suoi rappresentanti italiani negli anni ’80 e ’90, l’ex- enfant prodige del PCI era arrivato anche a dare pieno supporto ai carnefici di Hezbollah, sancito definitivamente nel 2006 dopo un lungo corteggiamento. In quell’occasione, quando molti giornalisti fecero notare l’assurdità del suo comportamento, D’Alema aveva risposto “riandrei a braccetto con Hezbollah”.

Ho parlato di “Islam in tutte le sue forme” perché, ad oggi, D’Alema ha maturato un amore profondo e, temo, corrisposto (finché sarà utile) verso l’islam politico. Anche grazie alla sua associazione Italianieuropei, lautamente foraggiata dall’UE, sembra essere diventato una marionetta nelle mani di Tariq Ramadan e degli altri seguaci di Al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani.

In questi giorni è tornato però a una (già menzionata) passione giovanile, quella per la fazione politica più corrotta del globo: Fatah.

Alla cena organizzata dagli amici palestinesi (anche questa, probabilmente, organizzata con la pecunia europea, e non si dica che siamo tirchi!), D’Alema sedeva accanto a un personaggio molto conosciuto, ossia Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese in Italia e membro di Fatah. Nel 1986 fu incarcerata in Israele e ha prestato 18 anni di servizio presso l’UNRWA, altro ente corrotto e di tendenze antisraeliane quando non manifestamente antisemite.

Durante il suo viaggio in Israele infatti, non ha potuto fare a meno di fare una capatina a Ramallah per un convegno sul ruolo dell’Europa nel futuro della Palestina e compiere l’inevitabile pellegrinaggio verso la Scuola di Gomme, costruita dall’ONG “Vento Di Terra”. Da qualche mese questa scuola, che sorge su un terreno che era già stato destinato da Israele al posizionamento di una linea di confine con i Territori Palestinesi, è al centro di una polemica internazionale. La scuola doveva infatti avere carattere temporaneo, vista la destinazione finale del luogo in cui è stata assemblata, e servire la comunità beduina locale. Purtroppo, proprio al fine di provocare uno scontro con le istituzioni israeliane, i curatori hanno deciso di farla diventare permanente.

L’Alta Corte di Giustizia Israeliana ha quindi deciso di smantellare le mura della scuola, che potrà essere riedificata in un altro punto. Sempre che le mura, fatte con vecchi pneumatici, non si rivelino un pericolo per i bambini, viste le esalazioni che possono rilasciare in caso di alte temperature,

Quello del contrasto volontario con Israele è uno strumento di cui molte ONG hanno abusato negli ultimi anni, mostrando che il loro unico interesse è quello di ottenere visibilità mediatica e fomentare l’odio antisraeliano.

D’Alema ha quindi visitato la scuola, prestandosi ben volentieri al solito teatrino di Fatah e ONG. Assieme a lui c’erano due rappresentanti delle istituzioni locali italiane: Dario Salvatore e Stefano Apuzzo, entrambi assessori presso il comune di Rozzano e sostenitori del BDS, il movimento che vuole distruggere Israele tramite il boicottaggio economico e commerciale.

Come nota di colore possiamo dire che, dopo qualche ora di lagna in arabo – gli Ebrei ci hanno rubato la terra, il sionismo non è antisemitismo, perdiamo tutte le guerre e andiamo a piangere all’ONU, dateci altri soldi, ecc – il buon D’Alema ha mostrato gravi cenni di cedimento. Palpebra pesante, testa cadente, e alla fine è successo:

d'alema ambasciatrice palestinese

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