Con il deterioramento delle relazioni con l’Europa Israele guarda a Est

India e Cina offrono nuove opportunità di scambio svincolate dai problemi politici che hanno allontanato l'Europa

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Mario Del MonteEditor
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Israele

Con il deterioramento delle relazioni con l’Europa Israele guarda a Est

India e Cina offrono nuove opportunità di scambio svincolate dai problemi politici che hanno allontanato l'Europa

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Netanyahu modri

Nell’ultimo summit internazionale a Parigi il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato più volte fotografato dai media internazionali mentre parlava e rideva con la sua controparte indiana Narendra Modi.

I due davanti alle telecamere si sono detti contenti dell’attuale stato delle relazioni fra Israele e India e hanno auspicato un’ulteriore aumento della cooperazione.

L’incontro fra Netanyahu e il capo della diplomazia europea Federica Mogherini è stato invece freddissimo. Quest’ultima ha provato ad avvicinare il Primo Ministro israeliano che non gli ha concesso più di una veloce stretta di mano.

Questi due incontri riflettono il nuovo corso diplomatico israeliano: dirigersi a Est per arginare il deterioramento dei rapporti con l’Unione Europea dovuti alle linee guida per l’etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici in West Bank e alla sottovalutazione della minaccia nucleare iraniana. Negli ultimi anni il volume degli scambi fra Israele e le potenze asiatiche è notevolmente aumentato e ci sono state diverse nuove aperture diplomatiche con paesi precedentemente ostili a Israele. Ad oggi i rapporti più forti rimangono ad Occidente, Germania e Stati Uniti su tutti, ma lo Stato ebraico si sta aprendo all’idea di spostare il fulcro delle relazioni ad Oriente. Se le cose con Europa e Stati Uniti dovessero prendere una brutta piega Israele non può permettersi di rimanere isolato e si dirigerebbe verso altre potenze meno interessate a imporre soluzioni per la questione palestinese e più sensibili alla minaccia iraniana.

Ad oggi l’Europa necessita ancora di Israele per la cooperazione su diverse tematiche che spaziano dalla difesa all’economia. L’Unione Europea è la più grande destinazione per le esportazioni israeliane e Israele fa parte di istituzioni sportive e culturali europee. Senza contare poi i legami storici: non solo Israele è uno Stato fondato sui valori democratici del modello europeo, gran parte dei suoi cittadini sono di discendenza europea. Questo non cambia però che le relazioni siano in una fase di deterioramento. Israele si è quasi ritirata dal programma scientifico Horizon 2020 a causa di disaccordi sui progetti di finanziamento per gli insediamenti in West Bank. Inoltre si vocifera che la Francia voglia proporre al Consiglio di Sicurezza ONU la supervisione dei negoziati con i palestinesi. Con le linee guida per l’etichettatura dei prodotti israeliani provenienti dalla West Bank si è toccato il punto più basso nelle relazioni fra i due paesi. Israele vede questa mossa come l’inizio di un boicottaggio ed ha reciso ogni cooperazione con le istituzioni europee sul piano del processo di pace.

Per controbilanciare le esportazioni israeliane verso l’Asia sono triplicate negli ultimi dieci anni arrivando a un totale di 16.7 miliardi di dollari lo scorso anno, circa un quinto delle esportazioni totali. Proprio lo scorso anno l’Asia ha superato gli Stati Uniti divenendo la seconda più grande destinazione delle esportazioni. Caso esemplare è quello del Giappone: fino al 1990 il paese del Sol Levante non vendeva automobili in Israele per paura di ripercussioni nel mercato arabo, quest’anno il volume degli scambi fra i due paesi è cresciuto del 10% raggiungendo un valore totale di quasi 2 miliardi di dollari. Anche la Cina, con cui le relazioni diplomatiche formali sono state aperte solo nel 1992, ha mostrato un certo interesse verso Israele. I due paesi stanno lavorando alla creazione di un accordo di libero scambio ed è stata creata un’apposita task-force da Netanyahu nei mesi scorsi. Nella “China Week” che si è tenuta lo scorso anno diversi funzionari e uomini d’affari cinesi hanno visitato lo Stato ebraico. Lo scorso Ottobre fu il Presidente indiano Pranab Mukherjee a visitare la capitale Gerusalemme in quello che è stato primo viaggio di un Presidente indiano in Israele.

La cosa più apprezzata dai governi israeliani è che i paesi asiatici non hanno nessuna intenzione di farsi influenzare dal conflitto con i palestinesi quando si parla di business. L’unica cosa che gli interessa è la tecnologia e l’innovazione israeliana. Ne è una conferma il fatto che l’India ha rifiutato di appoggiare il report delle Nazioni Unite sulla guerra a Gaza in cui si accusava Israele di aver commesso crimini di guerra. Il resto dei paesi europei all’interno Consiglio per i Diritti Umani invece lo appoggiò pienamente.

Alcuni analisti hanno però predicato calma: è vero che i paesi dell’Asia sono meno interessati alla questione palestinese ma gli Stati Uniti finora hanno sempre posto il veto ad ogni azione delle Nazioni Unite contraria ad Israele, cosa che la Cina invece non ha mai fatto. Inoltre date le enormi dimensioni dell’economia cinese, difficilmente si farà influenzare nelle decisioni alle Nazioni Unite da qualche miliardo di dollari in più.

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