Cerimonia a 40 anni dall’attentato palestinese alla Sinagoga di Roma, presente Sergio Mattarella

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Daniel Clark
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Cerimonia a 40 anni dall’attentato palestinese alla Sinagoga di Roma, presente Sergio Mattarella

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Sono passati 40 anni da quel maledetto 9 ottobre 1982, quando la Comunità ebraica di Roma venne colpita al cuore da un attentato palestinese alla Sinagoga Maggiore, che provocò la morte di Stefano Gaj Taché di soli due anni e il ferimento di 41 persone.

Oggi in quello stesso luogo si è tenuta la cerimonia di donazione del Sefer Torà (rotolo della Torà) dedicata alla memoria di Stefano Gaj Taché, alla presenza di varie personalità politiche e istituzionali, tra cui quella della Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e del prefetto di Roma Matteo Piantedosi.

Il Capo dello Stato è stato accolto dalla Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, dal Rabbino Capo Riccardo Di Segni e dal un lungo applauso dei presenti.

Quella di Sergio Mattarella è stata una presenza che è andata al di là dei doveri istituzionali.

Per prima cosa perché nel discorso del suo insediamento al Colle ricordò proprio l’uccisione del piccolo Stefano, mandando in tilt le redazioni di diversi giornali, cui quel nome non ricordava nulla.

Poi perché sull’episodio del 9 ottobre 1982 c’è ancora una coltre di omertà e reticenze, che non hanno permesso e non stanno permettendo di far luce su cosa avvenne attorno all’attentato palestinese.

Omertà e reticenza che negli anni hanno fatto sentire la Comunità ebraica capitolina e gli ebrei romani lasciati soli dalle istituzioni. Anche per questa la presenza di Mattarella è stata molto apprezzata dalla Presidente Dureghello:

“La sua presenza qui oggi, Presidente Mattarella, rappresenta un ulteriore tassello di vicinanza e amicizia, ma soprattutto la rivendicazione di quel messaggio che sin dal giorno del suo insediamento ha voluto far suo. Noi siamo italiani, orgogliosamente e anche se qualcuno in passato non ci ha considerato tali, noi continueremo con questo spirito a vivere a contribuire per il bene di questo Paese. Grazie Presidente. Se per tanto tempo ci siamo sentiti soli, la sua presenza qui oggi invece ci fa comprendere che non lo siamo più e di questo gliene siamo grati”.

Il Rabbino Capo Riccardo Di Segni ha sottolineato come la donazione del Sefer Torà sia:

“La costruzione contro la distruzione, la civiltà contro la barbarie, la legge contro la sopraffazione, il rispetto contro l’offesa, la speranza contro la disperazione, la vita contro la morte”. 

“L’attentato fu un evento drammatico” ha ricordato Di Segni:

“Che arrivò al culmine di una campagna di diffamazione e ostilità che si era aperta già da mesi e per cui la Comunità ebraica si sentì tradita dalle istituzioni perché non ci fu compassione. Fu una ferita che non si è ancora rimarginata, perché manca ancora la verità”.

Una verità saputa e taciuta da diverse persone.

In diversi sanno perché le informative dei servizi segreti su un attentato contro gli ebrei romani vennero ignorate.

In diversi sanno chi fu il mandante e chi partecipò materialmente all’attentato.

In diversi sanno chi protesse gli attentatori in fuga e chi diede loro appoggio logistico prima dell’assalto.

Perché l’Italia è il paese dei segreti, non dei misteri.

 

 

 

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