La colonizzazione araba dell’Area C: una storia di cui nessuno parla

Quando i problemi sono così brutti e le complicità così estese che è difficile anche solo denunciarli

Ugo Volli
Ugo Volli
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Israele, Medio Oriente

La colonizzazione araba dell’Area C: una storia di cui nessuno parla

Quando i problemi sono così brutti e le complicità così estese che è difficile anche solo denunciarli

Israele, Medio Oriente
Ugo Volli
Ugo Volli

La colonizzazione araba dell’Area C: una storia di cui nessuno parla. E’ forse inutile dirlo, Israele è un paese che non manca di problemi. Ma vale sempre la pena di vedere quali sono questi problemi, come cambiano e se ce ne sono di nuovi. Parecchi problemi vengono da nemici feroci e determinati, come nessun paese al mondo nel conosce. Qualcosa qui è cambiato. Israele sta incominciando a portare allo scoperto le relazioni riservate che ormai da una decina d’anni coltiva con paesi arabi ex nemici. Il prossimo passo, a quanto pare, sarà un trattato di non aggressione con gli emirati del Golfo: non ancora un’alleanza dichiarata, ma certamente un riconoscimento reciproco e la dichiarazione che la guerra del mondo arabo contro Israele sta davvero finendo. Invece il pericolo viene dall’Iran e dai gruppi terroristi come Hamas, Jihad Islamica, Hezbollah, che sono tutti suoi dipendenti. Questo vale solo in parte per Fatah, che sta comunque perdendo la sponda araba.

Altri problemi vengono dall’interno di Israele. La sua democrazia è bellissima, lascia rappresentanza a tutte le minoranze, ma in questa maniera si espone al ricatto dei piccoli partiti e dei leader che li raccolgono, trascurando quel che unisce la maggioranza del paese. Tutti i sondaggi dicono che la linea di Netanyahu è apprezzata da una sicura maggioranza del paese e che gli israeliani si rendono conto che la sua guida, competente e lucida, ha portato al paese grandi risultati ed è l’unica a garantirne altri in futuro. Che azienda licenzierebbe un amministratore delegato che da dieci anni dà ottimi risultati e conosce il business meglio di ogni altro? ma c’è un’alleanza di politicucci invidiosi e di ambienti dello Stato Profondo gelosi della loro carriera che sta tentando in tutti i modi proprio questo licenziamento suicida.

Poi ci sono i problemi creati dagli “amici”, come quelli che ha suscitato Obama, che si è sempre definito “amico di Israele”, dando soldi e potere all’Iran, che oggi li usa per il terrorismo e l’imperialismo regionale. Qualcosa del genere fa anche l’Unione Europea, almeno fra una giornata della memoria e l’altra. In questo articolo voglio raccontare una storia che pochi conoscono e che rischia di provocare un problema gigantesco a Israele. E’ la colonizzazione araba dell’Area C di Giudea e Samaria, quella che gli accordi di Oslo assegnano all’esclusiva amministrazione di Israele fino a un accordo definitivo. Ecco la storia:

“Nel luglio 2011, l’UE produsse un rapporto intitolato “Area C e Palestinian State Building”.Esso fu quindi portato al Parlamento europeo a dicembre e approvato dalla Commissione europea all’inizio di gennaio 2012. Nell’aprile 2012, il Ministero delle amministrazioni locali (MoLG) dell’Autorità Palestinese ha pubblicato un piano d’azione strategico dal titolo “Supporto alla pianificazione per le comunità palestinesi nell’area C.” L’UE ha annunciato il suo sostegno a questo piano in un documento ufficiale pubblicato nel 2012 intitolato “Sviluppo del territorio e Accesso alle infrastrutture di base nell’area C. ” Solo fino al 2016, la Comunità europea aveva speso un totale di 10,5 milioni di euro per elaborare e attuare piani di lottizzazione per 90 insediamenti palestinesi e sostenere progetti di sviluppo del territorio nell’area C in collaborazione con il MoLG. [… Tali piani] “saranno collegati in una pianificazione più ampia che mira a raggruppare le comunità e sviluppare piani regionali”[…]. Questo processo di raggruppamento è collegato al Ministero palestinese per la pianificazione e lo sviluppo amministrativo (MoPAD), che è “impegnato nello sviluppo di un piano territoriale nazionale, che includerà l’intera area C.”[…]

“L’obiettivo principale dell’AP-UE è chiaro: creare un continuo insediamento arabo dal sud al nord della Cisgiordania, mentre allo stesso tempo contrastare i progetti israeliani per creare quartieri continui da Ma’ale Adumim a Gerusalemme (il piano E-1). I risultati dell’AP sono stati finora considerevoli. Mentre il nuovo edificio israeliano diminuisce all’insignificanza nelle aree ad est di Gerusalemme, l’AP, con l’aiuto europeo, è riuscita a ospitare decine di migliaia (120.000 secondo Sarin Alian) in uno spazio non più grande di nove chilometri quadrati. Questo numero è più del doppio del numero di abitanti a Ma’ale Adumim e nelle altre località israeliane nella zona. […]A est di Ma’ale Adumim, l’AP e l’UE hanno identificato accampamenti beduini improvvisati, il più importante dei quali è al-Khan al-Akhmar, come l’arma principale con cui trasformare l’Area C in uno stato palestinese. Questi accampamenti in rapida crescita sono vicini a un’autostrada e sono privi di sistemi fognari e smaltimento organizzato dei rifiuti. Le autorità israeliane hanno destinato un’area appena a sud di Abu Dis che fornirebbe tutti questi servizi, ma l’AP e l’UE continuano a mantenere gli accampamenti beduini. Dopo anni di processo, la Corte Suprema ha infine deciso che l’accampamento finanziato dai bilanci dell’UE […] è completamente nuovo e quindi illegale. Israele, tuttavia, ha ceduto alla pressione internazionale e si è astenuto dal rimuoverlo.

Meno in vista ma non meno importanti sono le colline del sud di Hebron. Strategicamente, queste colline dominano la città di Beersheba. Immediatamente a ovest si trova la più grande base aerea israeliana. Demograficamente, un insediamento palestinese concentrato nelle colline meridionali di Hebron creerebbe una continuità dell’insediamento arabo che si estende da Gaza attraverso l’asse Arad-Beersheba. Regavim, l’organizzazione sottofinanziata che controlla le costruzioni palestinesi illegali ha documentato la costruzione di oltre 28.000 edifici e case lì nell’ultimo decennio.”

Ho riportato abbondantemente un articolo del Jerusalem Post, perché denuncia un problema gravissimo e nessuno l’ha ripreso. La situazione nella zona C somiglia a una partita di Go, in cui si sistemano le pedine per controllare il territorio. Ma non si tratta affatto di un gioco, perché questa zona comprende la dorsale collinare che domina la pianura costiera di Tel Aviv, dove c’è il centro economico e demografico di Israele e anche la Valle del Giordano, che è il confine più difficile col mondo arabo. Chi controlla questi territori e soprattutto realizza la continuità fra di essi ha in mano il futuro di tutta la terra di Israele. Se andrà in mano a organizzazioni terroristiche, come quelle che costituiscono il nucleo storico dell’Autorità Palestinese, la vita di Tel Aviv, Gerusalemme, dell’aeroporto Ben Gurion che è il principale ingresso nel paese, potrebbe diventare precaria come è oggi quella di Sderot.

Per questo è importante mantenere fermo il controllo israeliano, sancito anche nel trattato di Oslo, che l’Unione Europea cerca di minare. Ma non solo l’Unione Europea. Anche i partiti arabi hanno stabilito come condizione per il loro appoggio esterno a un governo Gantz l’abolizione della legge contro le costruzioni abusive e su questo punto sembra che il suo partito abbia già accettato, probabilmente in cambio dell’appoggio che ha già avuto per esporre Netanyahu al primo tentativo di formare il governo, riservandosi la seconda prova facilitata dal ricatto delle possibili terze elezioni in caso di fallimento. Insomma, a volte i problemi provocati dai nemici, dai falsi amici e da se stessi in Israele si intrecciano. E sono le occasioni più brutte e pericolose, tanto che pochi hanno anche solo il coraggio di denunciarle.

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