Perché l’adesione dell’Internazionale Socialista al BDS non è purtroppo affatto sorprendente

La sinistra contro Israele è una realtà diffusa e consolidata

Ugo Volli
Ugo Volli
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Editoriali

Perché l’adesione dell’Internazionale Socialista al BDS non è purtroppo affatto sorprendente

La sinistra contro Israele è una realtà diffusa e consolidata

Editoriali
Ugo Volli
Ugo Volli

Nei giorni scorsi si è parlato un po’ nell’ambiente ebraico (e in quello palestinista) della scelta dell’Internazionale Socialista di appoggiare il movimento BDS che organizza il boicottaggio di Israele e della conseguente uscita del partito laburista israeliano dall’Internazionale.

Vi sono stati alcuni di Sinistra per Israele che si sono dichiarati meravigliati e oltraggiati (il che va a loro onore) e il responsabile della sezione esteri del Pd, che aderisce all’organizzazione, ha fatto un commento di condanna, non un comunicato ufficiale del partito, in cui dice che “Chiunque voglia in Medio Oriente una pace capace di riconoscere i diritti sia di Israele che dei palestinesi – conclude Fassino – non può che chiedere alla Internazionale Socialista di revocare il suo sostegno al boicottaggio“: si noti che Fassino non chiede lui né a nome del Pd, ma afferma che non si può non chiedere, il che è ben diverso.

Comunque bisogna essere contenti per l’oltraggio e la solidarietà, del pd come di molti altri partiti italiani, salvo naturalmente quelli dell’estrema sinistra e i neofascisti espliciti, in diverse circostanze. Ma la meraviglia? E’ davvero strano che dei partiti socialdemocratici facciano il gesto stupido e malvagio di imitare i nazisti nel boicottaggio delle attività commerciali e industriali degli ebrei (all’inizio solo in Giudea e Samaria, poi presto in tutto Israele, come l’Internazionale Socialista, in futuro magari anche in Europa…)?

Purtroppo no, non è affatto una scelta inaspettata. Nella politica internazionale i principali nemici di Israele , a parte gli islamisti come l’Iran e i paesi influenzati dalla Fratellanza Musulmana come Turchia e Qatar, sono proprio i socialisti e i loro simili: pensiamo al leader laburista Corbyn in Gran Bretagna, che ha dato grande spazio all’antisemitismo nel suo partito; ai socialdemocratici svedesi, in particolare al ministro degli esteri Margot Wallström al suo ex pari grado tedesco Sigmar Gabriel alla Mogherini che viene dal Pd, Particolarmente preoccupante è il caso dei democratici americani, egemonizzati dall’ala sinistra di Sanders, antisionista di origini ebraiche: il Partito democratico non aderisce all’internazionale socialista, ma Sanders si definisce “democratico socialista” come molti dei suoi allievi, come la stella emergente Alexandria Ocasio-Cortez, candidata democratica di New York e stella emergente della sinistra.

Si potrebbe continuare a lungo. Quasi in tutti i paesi vale oggi la proporzione: più una forza politica è di sinistra, più ostile è a Israele. Ma neanche questa è una novità. Perché molti dei padri fondatori della socialdemocrazia sono stati violentemente antisraeliani e talvolta antisemiti, come l’austriaco Bruno Kautski che pure era di origini ebraiche, lo svedese Olof Palme, il francese Mitterand, per non parlare di Bettino Craxi e del suo appoggio esplicito al terrorismo palestinese – non troppo diverso peraltro da quello di Berlinguer.

Anche qui si potrebbe continuare a lungo e risalire fino a quella pagina di Marx in cui si legge che “L’emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell’umanità dal giudaismo.” 

Insomma il problema è vasto e antico. E non basta dire che la corrente del sionismo che  effettivamente costruì lo stato di Israele era quella socialista di Ben Gurion e Golda Meir, in collaborazione con altre correnti più liberali come quella di Weizman e in acerba polemica con la destra di Jabotinski. Perché dappertutto e non solo in Russia, i partiti socialisti e comunisti furono antisionisti, condannando l’idea di una rinascita nazionale del popolo ebraico come borghese e la sua auto-organizzazione come scissionista. E l’appoggio che l’Urss diede alla fondazione di Israele non fu solo momentaneo, ma anche tattico, motivato non da solidarietà verso la messa ebraiche e il carattere progressista del movimento sionista, ma dalla volontà di mettere in difficoltà la politica inglese in Medio Oriente.

E’ vero che molti ebrei, venendo da condizioni sociali emarginate e da una tradizione religiosa di estrema attenzione per i poveri e gli emarginati si sono naturalmente sentiti naturalmente socialisti. Ma il sentimento è stato raramente ricambiato. Certo, ci sono stati dei socialisti amici di Israele, come Pietro Nenni, ma sono sempre stati una minoranza e piccola.

C’è dunque poco da meravigliarsi. Se non del fatto che partiti e movimenti che dicono di difendere i diritti politici e sociali si schierino con stati e gruppi dittatoriali e clericali, come Hamas, ma anche l’Iran e l’Autorità Palestinese, che negano ai loro sudditi i diritti politici e civili e promuovono l’oppressioine delle donne, l’eliminazione fisica degli omosessuali, l’oppressione dei lavoratori, arricchendosi a dismisura con gli aiuti che sottraggono ai poveri. Ma questa è un’altra storia e fa parte delle storiche incongruenze di una tradizione politica che ha sempre fatto molta fatica ad adeguare le sue azioni terrene ai suoi alti ideali.

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