Ecco perché Al Fatah e Hamas vogliono una guerra di Religione

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Dario Sanchez
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Israele

Ecco perché Al Fatah e Hamas vogliono una guerra di Religione

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Dario Sanchez

Soldati di Hamas a Gaza

Non è facile mantenere la lucidità dopo una giornata di lacrime e di sangue che ha visto Israele perdere per mano di terroristi islamici al soldo di Ramallah due preziosissimi figli, Dalia e Almog, e dopo una mattinata costellata di dichiarazioni da parte del Presidente illegittimo di una Autorità inesistente, Abu Mazen, che ispirato dai burocrati della sua fazione e in tandem con Hamas continua a soffiare sul fuoco di una guerra di religione data dai nemici di Israele come già certa: quella guerra di religione che il popolo Israeliano tutto e il mio Governo, con estrema responsabilità, come ho avuto modo di spiegarvi ieri sta cercando in ogni modo di soffocare sul nascere.

Ma quelle che fin ora sono state, per quanto tragiche, solo le scintille, rischiano di divampare perché i boss delle due grandi mafie palestinesi non hanno alcuna intenzione di smettere di gettare benzina sul fuoco di una situazione che si preannuncia esplosiva: sono di oggi le dichiarazioni dell’ANP che Gerusalemme, la capitale di Israele, “deve essere solo Palestinese”. Parole sconcertanti, e che silenzio assordante della comunità nazionale – che né commenta né condanna, dando così coraggio agli islamisti – risuonano ancora più pericolose e minacciose.

Ma cosa vuole realmente l’ANP? Le ragioni che hanno spinto Hamas, Fatah e i loro consiglieri e fiancheggiatori internazionali a inaugurare questa nuova strategia della tensione con l’obiettivo di scatenare un conflitto etnico e religioso tra musulmani ed ebrei e di minare profondamente la democrazia israeliana e il delicatissimo equilibrio tra israeliani ebrei ed israeliani arabi sono tutte da rintracciarsi nella natura intrinseca delle organizzazioni che animano la galassia politica palestinese.

Hamas, Fatah, la Jihad Islamica,il Fronte Popolare – solo per citare alcune delle frazioni armate “palestinesi”- hanno smesso da tempo, oltre che a parole, di lottare per l’indipendenza reale di uno “stato di Palestina” su tutta o su parte della regione, mantenendo le tensioni e le pulsioni indipendentistiche più come mito identititario e mobilitatorio delle sue masse che come reale prospettiva politica. Ciò che realmente interessa a queste organizzazioni, ormai vere e proprie mafie, è mantenere il controllo ideologico su una popolazione artificialmente mantenuta povera e senza prospettiva per continuare a spartirsi le vacche grasse rappresentante dai biliardi di aiuti internazionali che ogni anno come la Manna vengono versati a pioggia da ONU, UE ,USA, IRAN e LEGA ARABA sulle teste dei burocrati dell’ANP, che come ormai consuetudine – ad inaugurare l’usanza con oltre 900 milioni accertati di dollari arraffati fu Arafat – sono campioni nel rubare e nello spartire agli amici e agli amici degli amici tutto quello che riescono a mettersi in tasca, alla faccia della loro gente.

Poi, quando i soldi finiscono, questi vampiri insaziabili tornano alla carica mostrando con la complicità di media, ong e funzionari prezzolati le solite immagini strappalacrime di bambini sporchi e donne disperate nei campi profughi volutamente mantenuti invivibili e privi di ogni servizio, e – facendo leva sul sentimentalismo occidentale, sull’antisemitismo dormiente ma mai estirpato e sui sensi di colpa inconsci di un passato colonialista mai del tutto elaborato – ottengono altri aiuti che puntualmente spariscono nelle solite tasche.

Ecco, dunque, la ragione del rifiuto ostinato tanto di Arafat quanto di Abu Mazen a ogni proposta concreta da parte di Israele di indipendenza: la nascita dello Stato di Palestina significherebbe la fine della festa, degli aiuti internazionali, della bambagia: la rovina di intere famiglie che hanno fatto del terrore e della disperazione della loro gente un business. Meglio dunque – pensano- mantenere questa situazione di tensione perenne, scatenando di tanto in tanto una guerra e ammazzando periodicamente quanti più israeliani possibile e pagando lautamente le famiglie dei poveri disperati e dei fanatici che vanno ad ammazzare e a farsi ammazzare, perché la pensione data a vita ai familiari stretti dei “martiri” non sono che le briciole di questo immenso affare e un modo efficace per fidelizzare nuovi clienti.

Israele ha da tempo capito come va e dove vuole andare a parare questo squallido gioco, e, presidente Rivlin in testa, sta cambiando decisamente il suo approccio nei confronti della questione palestinese: l’idea è che non avendo il Governo Israeliano nessun interlocutore credibile nella contro parte palestinese, ha come unico mezzo a lungo termine nella lotta al terrore quello di migliorare quanto più possibile con l’accesso ai diritti civili e al miracolo economico israeliano le condizioni pratiche e di vita degli arabi dei territori e degli arabi israeliani al fine di renderli sordi ai richiami e ai corteggiamenti incessanti da parte dei pifferai e dei muezzin islamofascisti.

E, a quanto pare, i terroristi in giacca e cravatta dell’ANP sono letteralmente terrorizzati di questa nuova strategia israeliana, che rischia di rompergli le uova nel paniere, se è vero come è vero che stanno colpendo con ogni mezzo possibile – dalle automobili lanciate in corsa, alle spranghe, ai coltelli, ai proiettili e agli esplosivi – e con l’aiuto dell’offensiva diplomatica scatenata dai loro complici (BDS in testa) tutti i simboli di questo nuovo corso: il Tram e la Soda Stream non sono che due esempi che possono valere per tutti, ma lo stesso discorso vale quando attaccano i mezzi pubblici pensati per migliorare le condizioni dei lavoratori transfrontalieri dei territori accuasandoli di essere uno strumento di apartheid.

Sta a noi israeliani non cadere nella trappola di questi mafiosi che vogliono continuare a speculare sulla disperazione della loro gente scatenando una guerra di religione che obblighi israele per ragioni di sicurezza ad interrompere la politica del dialogo diretto coi palestinesi – bypassando i loro satrapi e despoti – e ad erigere nuovi muri di odio e sospetto, dove le forze terroriste troverebbero il loro ambiente naturale e nuovi bacini di reclutamento.

Rinnovo quindi l’appello alla ragione e alla calma, così come alla fiducia nei nostri soldati, nel Governo e in tutte le forze di Sicurezza, che fa tutto ciò che è umanamente possibile per non aizzare la tensione e per mettere al muro e far sentire il fiato sul collo ai terroristi travestiti da statisti dell’ANP.

Nota dell’autore: dedicato ad Aurelio Sanchez, mio padre, nel giorno della sua Partenza.

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